M5S spaccato, Conte sposa la mini Tav della Lega

Passo indietro di Conte sulla Tav. Lo ha convinto la nuova analisi costi-benefici. Il premier cerca di superare l'impasse proponendo una mini analisi costi-benefici con una tratta ridotta dell'opera, ma il Movimento si spacca

ROMA – Il governo giallo-verde scricchiola sulla Tav e il M5S fa un passo indietro, l’ennesimo. Ieri a Palazzo Chigi le due anime dell’esecutivo hanno discusso del progetto, sul cui destino incombe sì l’analisi costi benefici del ministro Danilo Toninelli, ma anche le pressioni del leader della Lega Matteo Salvini. Per venir fuori dall’impasse il premier Giuseppe Conte sarebbe intenzionato ad avocare a sé il progetto, con 6 mesi di tempo per ridiscuterne i dettagli con Francia e comunità locale. “L’opera non si può bloccare: mi occuperò io della revisione”, ha detto il presidente del Consiglio ai due vicepremier. Così avanza sempre di più il piano B proposto dalla Lega, che vorrebbe dare vita alla cosiddetta mini Tav, con una riduzione dei costi delle opere e della tratta.

L’analisi costi-benefici per la mini Tav

Conte ha commissionato a Marco Ponti e Francesco Ramella un’integrazione all’analisi costi-benefici che tenesse conto solo delle perdite sulla parte italiana della Tav. Con in nuovi calcoli e un progetto ridotto l’Italia perderebbe 3,5 miliardi di euro, la metà rispetto ai 7 iniziali. Terminare la Torino-Lione all’Italia costerebbe ancora 4,7 miliardi, tre per la tratta internazionale e 1,7 per la quella piemontese. Per la tratta internazionale 5,7 miliardi sono a carico di Francia e Ue. L’ipotesi mini Tav proposta dalla Lega prevede un congelamento dell’adeguamento della tratta italiana, che farebbe scendere i costi a 3 miliardi. Un boccone amaro che potrebbe tuttavia riuscire a superare il blocco e a determinare l’avanzamento dei lavori. Con questi nuovi numeri Conte incontrerà il presidente francese Macron, cercando di ritrovare l’intesa.

Movimento 5 Stelle spaccato

Se Conte apre all’ipotesi del progetto, molti pentastellati si dicono pronti ad abbandonare il Movimento in caso di prosieguo dei cantieri. “Se non si blocca subito l’opera lascio il M5S e mi porto via anche il simbolo”, ha detto il senatore piemontese grillino Alberto Airola, sostenuto da Beppe Grillo. E come lui anche gli altri che hanno fatto della lotta all’alta velocità il proprio stendardo politico. Posizione opposta rispetto a quella del sottosegretario leghista Armando Siri che ostenta fiducia sul progetto. Nel mezzo c’è Toninelli che ha annunciato che entro la prossima settimana il governo prenderà una decisione definitiva.

L’ipotesi del referendum

Oltre al progetto ridotto con costi rivisti la Lega propone anche di indire un referendum regionale per i cittadini del Piemonte. E la consultazione sulla Tav potrebbe cadere nel giorno delle votazioni di europee e regionali, il 26 maggio. Il referendum è un opzione voluta sia dal Carroccio che dal governatore piemontese Sergio Chiamparino. L’obiettivo della Lega è spingere gli alleati del M5S alla scelta. D’altronde, con l’ultima votazione su Rousseau, a Salvini non è andata affatto male.

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