Di Dario Borriello
ROMA (LaPresse) – Lo scontro tra Francia e Italia sale ancora di livello. L’oggetto del contendere è sempre la questione dei migranti. Ma stavolta è Emmanuel Macron ad alzare decisamente i toni, sparando ad alzo zero contro populisti e “nazionalisti”. Paragonandoli alla “lebbra che cresce ovunque in Europa. Anche in Paesi in cui credevamo fosse impossibile vederli riapparire”. Uno schiaffo rifilato dritto dritto sulle faccia di Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Gli unici a sentirsi toccati nella carne viva, tanto da rispondere con frasi altrettanto forti. Il primo a cannoneggiare verso l’Eliseo è il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro. “Sono parole offensive e fuori luogo. La vera lebbra è l’ipocrisia di chi respinge gli immigrati a Ventimiglia e vuole farci la morale”.
La contraerea vera arriva, però, poco dopo. A comandarla è il ministro dell’Interno
“Macron ha detto che chi non accoglie è un populista lebbroso. Un signore, eh, caviale, champagne e signorilità”. Lo scontro one-to-one è il terreno da sempre congeniale a uno con le caratteristiche di Salvini. Che infatti morde alle caviglie del cugino transalpino. “Io lezioni di generosità da un Paese che ha l’esercito alla frontiera italiana non ne prendo. Se la Francia si prende dieci barconi dalla Libia, ne riparliamo”. Un uno-due micidiale, che scalda il clima della vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles. Riunione alla quale il premier, Giuseppe Conte, ha deciso di partecipare dopo aver seriamente ragionato su una diserzione strategica. Dopo la diffusione di una bozza di accordo definita “preconfezionata” sulla gestione dei flussi migratori, ma soprattutto dei ricollocamenti, estremamente penalizzante per l’Italia.
A sbloccare la situazione, stando a quanto rivela lo stesso presidente del Consiglio, sarebbe stata una telefonata della cancelliera, Angela Merkel, “preoccupata della possibilità che io potessi non partecipare al pre vertice di domenica”
Anche se a dirla tutta, solo poche ore prima era stato l’onnipresente Salvini, in televisione, a far sapere che Conte, in Europa, ci sarebbe andato. “Per me sarebbe stato inaccettabile partecipare a questo vertice con un testo già preconfezionato”, ha comunque sottolineato il premier, spiegando che da Berlino è arrivato un chiarimento sulla bozza circolata nelle ultime ore, con tanto di promessa. “C’è stato un ‘misunderstanding’: quel testo verrà accantonato”. Perché se così non fosse, la reazione dell’Italia l’ha anticipata sempre Salvini. “O c’è una proposta utile a difendere i confini e la sicurezza e i rifugiati veri, oppure diciamo no”. E il no riguarda i contributi italiani all’Ue: 6 miliardi l’anno. Che il vicepremier si terrebbe ben volentieri in cassa. Soprattutto se “in cambio devo sempre avere due dita negli occhi. Non vorrei essere costretto a ridiscutere questi contributi”. L’Europa è avvisata.