Si era iscritto all’Università nel 2017, Economia Aziendale alla Federico II di Napoli: a tutti aveva detto che ieri doveva discutere la tesi di laurea. Poche ore prima però ha scritto un biglietto e lo ha lasciato a casa. Poi si è messo alla guida della Fiat Cinquecento della madre. Si è diretto da via Napoli, a Maddaloni, dove da qualche tempo abita con la famiglia, a Valle di Maddaloni. Ha parcheggiato la vettura con le 4 luci lampeggianti.
Poi si è lanciato dal terzo livello della struttura dei Ponti dell’acquedotto Carolino. E’ morto così Antonio Della Peruta. Aveva compiuto 25 anni lo scorso mese di giugno. Intorno alle 2 della notte tra mercoledì e ieri il suo corpo è stato avvistato da un automobilista di passaggio. Poi l’allarme. Sul posto sono giunti i carabinieri del Nucleo radiomobile della Compagnia di Maddaloni. La constatazione del decesso da parte del medico legale, come da prassi.
Il sostituto procuratore di turno alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua Vetere, sulla scorta dell’informativa dei militari dell’Arma ha deciso di non sottoporre a sequestro il corpo del giovane che è stato restituito ai familiari. Domani alle 15 nella basilica Minore Pontificia del Corpus Domini a Maddaloni si svolgeranno le esequie.
Sono in corso accertamenti a 360 gradi sui motivi che possono aver indotto il giovane al suicidio, sebbene i primi accertamenti lascino intendere che Antonio possa essere l’ennesimo ‘morto per laurea’. Schiacciato dalle aspettative di una società che impone a tutti lo stesso modello (eccellere negli studi, laurearsi, avere un lavoro,sposarsi, avere figli) che, se non viene replicato, porta i più sensibili a soccombere.
Lo si evince anche dalle parole del Rettore della Federico II, Matteo Lorito, che ha voluto così salutare Antonio: anche con riferimento al percorso universitario del giovane. “Desidero esprimere a nome di tutta la comunità accademica alla famiglia e agli amici di Antonio Della Peruta il profondo dolore e il senso di smarrimento per una perdita così tragica.
La perdita di un nostro studente, segna una sconfitta e deve essere motivo di riflessione per noi che abbiamo la responsabilità di accompagnare i ragazzi nella crescita personale e professionale, nella costruzione del progetto di vita, dando sicurezze tanto più necessarie in tempi difficili ed incerti.
Motivo di riflessione anche per le nostre studentesse e i nostri studenti: devono imparare a chiedere aiuto, a concedersi la possibilità di fallire, imparare a mostrare le proprie fragilità: la comunità di cui fanno parte è una comunità che accoglie e sostiene senza giudicare”. Da quanto emerso il giovane a Maddaloni non aveva molti amici.
Anche i genitori, Vincenzo, imprenditore nel settore della distribuzione del pomodoro, e Vincenza, seppur conosciuti per la loro attività intrattenevano rapporti non molto intensi. Eppure molti, in queste ore, si stanno recando a casa loro, sinceramente addolorati per la tragedia che stanno vivendo.