Mafia e appalti, i Mastrominico e Fabozzi rischiano la condanna

Erano stati assolti ma la Cassazione ha annullato il verdetto rinviando gli atti a Napoli

VILLA LITERNO – Condannati in primo grado dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere, assolti dalla Corte d’appello e poi la Cassazione che ha annullato con rinvio il verdetto di non colpevolezza; ora si attende di nuovo cosa decideranno i giudici partenopei. È il complicato percorso giudiziario affrontato dall’ex sindaco Enrico Fabozzi e dagli imprenditori sanciprianesi Pasquale e Giuseppe Mastrominico.
L’inchiesta che ha innescato questo lungo iter ha acceso i riflettori sui presunti rapporti tra mafia, imprenditori e politici liternesi. Nel 2011, su ordine del giudice Alberto Capuano, proprio in relazione a quell’indagine, furono eseguite 9 misure cautelari e a 13 anni di distanza dal blitz, il processo che ne è nato non è ancora terminato.

Gli inquirenti sostengono che, nel 2003, Fabozzi da primo cittadino, stipulò un accordo con Luigi Guida ‘o drink (ora collaboratore di giustizia), all’epoca esponente di spicco della cosca dei Bidognetti. Il politico si sarebbe impegnato a favorire le ditte riconducibili alla mafia nell’aggiudicazione di appalti pubblici in cambio del sostegno elettorale. Tesi che ha portato la Dda ad accusare Fabozzi di concorso esterno alla fazione Bidognetti. Stesso reato viene contestato ai Mastrominico, ma, afferma la procura distrettuale, erano legati alla compagine diretta da Antonio Iovine ‘o ninno (pentito dal 2014).

L’indagine aveva acceso i riflettori anche sull’appalto per la realizzazione del programma integrato di riqualificazione urbana ed ambientale.
L’ex sindaco, secondo la Dda, aveva incassato denaro da Giovanni Malinconico (giudicato separatamente), colletto bianco di Iovine, in cambio del suo intervento per far assegnare quei lavori (da 13 milioni e 602 mila euro) all’associazione temporanea d’impresa messa in piedi con Favellato e Mastrominico.

Il sostituto procuratore generale, nelle precedenti udienze dinanzi alla Corte d’appello di Napoli, aveva chiesto ai giudici di condannare gli imputati come già era stato deciso dal Tribunale di S. Maria Capua Vetere nel 2015: 10 anni per Fabozzi, 8 a testa per i Mastrominico.
Nell’udienza di ieri ha discusso l’avvocato Mario Griffo. Si torna in aula a gennaio, dove terrà l’arringa difensiva il legale Umberto Del Basso De Caro, che assiste Fabozzi insieme a Griffo. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Michele Di Fraia e Mario Mangazzo.
Gli imputati sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

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