Mafia, Mattarella: “Estirparla è necessario, iniziare dal rifiuto della compromissione”

Quest’anno, per via del Covid, non ci sono le piazze gremite delle passate edizioni, ma l'associazione Libera ha saputo comunque sottolineare l'importanza della ricorrenza con una serie di iniziative

Foto Roberto Monaldo / LaPresse in foto Sergio Mattarella

MILANO – La mafia come un’erba cattiva e resistente ma che si può e si deve “estirpare” e la memoria come una “radice di una comunità”. Necessaria affinché “la libertà conquistata continui a essere trasmessa”. Nella giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che si celebra il 21 marzo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto lanciare un messaggio chiaro. “Estirpare le mafie è possibile e necessario – ha detto il capo dello Stato -. L’azione di contrasto comincia dal rifiuto di quel metodo che nega dignità alla persona, dal rifiuto della compromissione, della reticenza, dell’opportunismo”.

Le iniziative

Quest’anno, per via del Covid, non ci sono le piazze gremite delle passate edizioni, ma l’associazione Libera ha saputo comunque sottolineare l’importanza della ricorrenza con una serie di iniziative. A partire dalla lettura ad alta voce i nomi delle vittime delle organizzazioni criminali, com’è avvenuto in diverse città italiane. Gesto che per Mattarella “è di per sé un contributo significativo alla società libera dal giogo oppressivo delle mafie”.

Il messaggio di Mattarella

“Non dimenticheremo mai le vittime innocenti, i servitori dello Stato, le persone libere che non hanno rinunciato ai loro valori pur sapendo di mettere a rischio la propria vita”, ha continuato il Capo dello Stato che ha citato il motto della 26esima edizione della manifestazione. “Ricordare e ‘riveder le stelle’ sono parte della medesima sfida di libertà”, ha detto precisando che sono “proprio la coscienza e la cultura che le mafie vecchie e nuoveconsiderano l’ostacolo dei loro disegni di arricchimento illecito, di dominio su persone e territori, di condizionamento economico e politico. La consapevolezza del bene comune e i comportamenti responsabili che insieme sapremo mettere in atto – ha concluso – possono darci la forza necessaria per superare le difficoltà e gli ostacoli che i tempi ci pongono di fronte”.

L’appello alla politica

Un appello alla politica perché si metta in gioco per sconfiggere le organizzazioni criminali è arrivato dal fondatore di Libera, don Luigi Ciotti. “Non bastano le riforme – ha detto nel corso di una cerimonia alla Casa del Jazz di Roma, che ha sede in un immobile confiscato alla Magliana -, se la politica non riforma se stessa. Le mafie si approfittano delle fragilità della politica e dei furti di giustizia sociale. Deve cambiare la politica, dobbiamo cambiare noi”.

Il messaggio di Casellati

Al messaggio del capo dello Stato si è aggiunto anche quello della presidente del Senato, Elisabetta Casellati, che ha ricordato come “solo estirpando dai territori” le organizzazioni criminali, potremo dire “di aver onorato davvero la memoria di tutte le vittime di mafia”. “Coltivare il ricordo di coloro che hanno perso la vita lottando per la legalità è un imperativo categorico – ha spiegato la senatrice che sottolinea il rischio attuale, a pandemia in corso –. Lo Stato faccia sentire che c’è. Specialmente oggi, con l’emergenza economica aggravata dalla pandemia, è alto il rischio che i clan facciano da banche alle imprese e da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro”.

La linea di Morra

Anche Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, ha parlato di “estirpare ovunque la mala pianta della sopraffazione mafiosa, della violenza di disperati che credono di poter imporre la loro meschinità a danno del rispetto che reciprocamente gli esseri umani si debbono riconoscere”. “Le mafie rigettano giustizia e libertà, perché le mafie disconoscono la dignità di cui siamo portatori noi esseri umani – ha concluso – Ma al solo pensiero delle migliaia e migliaia di vittime che i boss hanno lasciato per terra, il quadro si fa chiaro. E perché tale cambiamento avvenga, si deve investire in istruzione e cultura: la prima vittima del pensiero mafioso è lo stesso mafioso, perché calpesta e offende la sua potenziale dignità, perché si riduce a ‘bruto’ quando avrebbe potuto essere una stella”.

(LaPresse)

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