Mafia: operazione ‘Tiffany’, sgominata rete narcos vicina al clan Laudani

Foto LaPresse - Marco Cantile. Blitz antidroga dei carabinieri

Nell’operazione Tiffany che ha portato all’arresto di 13 persone (8 in carcere, 5 ai domiciliari), i carabinieri hanno smantellato una rete di narcotrafficanti vicina al clan Laudani di Catania. Il giro d’affari stimato è di almeno 380mila euro immessi nel mercato della droga.

L’indagine, coordinata da questa Procura Distrettuale e condotta dai militari della Compagnia Carabinieri di Acireale tra il febbraio e il luglio 2021, attraverso complesse attività tecniche e dinamiche, ha consentito di evidenziare la sussistenza di un grave quadro indiziario, relativamente all’esistenza di una associazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, operante nei paesi etnei.

Le indagini hanno consentito di individuare un considerevole flusso di droga nei pressi di un bar ubicato nel Comune di Aci Bonaccorsi, sia di ricostruire la rete dei pusher e il sistema di gestione dello spac-cio, acclarando le modalità di approvvigionamento e cessione degli stupefacenti (cocaina, marijuana) nei Comuni di Aci Sant’Antonio, San Giovanni La Punta, Viagrande, Pedara e Aci Bonaccorsi. La cocaina, secondo quanto accertato, veniva venduta per 38 euro al grammo.

Le investigazioni hanno consentito di definire le posizioni e i ruoli degli indagati nell’ambito del sodalizio criminale. L’associazione, infatti, costituita in parte da soggetti Giuseppe Bonanno, Daniele Mangiagli e Francesco Vittori, ritenuti vicini al clan “Laudani” di Catania, grazie alla rudimentale ripartizione dei ruoli tra venditori e fornitori di sostanza stupefa-cente, avrebbe ideato un preciso modus operandi volto a commettere ripetute azioni delinquenziali attraverso l’utilizzo di un linguaggio allusivo, parole (come “africa” o “stella” per indicare la qualità della cocaina) e frasi in codice (che alludessero a prodotti di gastronomia venduti nel bar), non solo per organizzare incontri con gli acquirenti, ma anche per indicare le sedi deputate alle riunioni fra gli associati.

I vertici della rete, secondo quanto emerso, si sarebbero invece occupati della vendita di partite di cocaina in qualità di ‘grossisti’.

Mentre Bonanno Giuseppe avrebbe assunto il ruolo di “capo promotore”, impartendo direttive e controllando l’operato dei propri collaboratori, Mangiagli Daniele, suo “uomo di fiducia”, sarebbe stato incaricato della gestione della contabilità relativa all’attività di compravendita della sostanza stupefacente. D’altro canto, Vittorio Francesco, detto “Ciccio pesce o mangioglio”, avrebbe curato i contatti con gli acquirenti e le consegne della merce, ricevendone il relativo corrispettivo. Infine, Sardo Salvatore e Sapiente Antonino sarebbero emersi quali corrieri, incaricati dal Vittorio di svolgere la materiale consegna dello stupefacente agli acquirenti.

(LaPresse)

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