MILANO – Decine di perquisizioni effettuate sin dalle prime luci dell’alba – disposte dalla Dda di Palermo – dagli agenti della Squadra Mobile di Trapani, coadiuvati da quelle di Palermo, Agrigento e dal Servizio Centrale Operativo, e coordinati dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, nei confronti di soggetti ritenuti vicini al latitante Matteo Messina Denaro. I 20 soggetti perquisiti sono sospettati di essere fiancheggiatori del latitante, per via dei loro trascorsi criminali e/o per la loro vicinanza alle famiglie mafiose trapanesi e agrigentine: tra i destinatari dei decreti di perquisizione emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, figurano anche soggetti già condannati per associazione a delinquere di tipo mafioso ed altri che, da evidenze investigative, sono ritenuti vicini alle reti di connivenza del latitante.
Un’operazione di polizia giudiziaria, quella di oggi, con cui gli la Polizia di Stato ha intensificato la pressione investigativa sul latitante, focalizzando obiettivi ritenuti strategici per la ricostruzione dell’attuale assetto di Cosa Nostra, nel solco tracciato da altre recenti attività di polizia, tra cui l’operazione ‘Ruina’ del dicembre scorso, che ha disvelato una rimodulazione dei tradizionali equilibri e in particolare dei rapporti extra-mandamentali, interessati da un vero e proprio scompaginamento a causa delle sempre più incisive attività repressive realizzate negli ultimi anni.
Impiegati oltre 150 poliziotti, dotati anche di apparecchiature speciali e supportati dai Reparti Prevenzione Crimine di Sicilia e Calabria, a cui si sono aggiunti gli elicotteri del Reparto Volo di Palermo ed unità cinofile. Un imponente spiegamento di forze nella roccaforte del boss, dove è fitta la rete di connivenze che continua ad agevolare la sua latitanza e che gli investigatori continuano incessantemente ad approfondire e a dipanare, alla ricerca di elementi che possano consentire di ‘chiudere il cerchio’, conducendo alla sua cattura.
L’operazione ha interessato i centri di Castelvetrano, Campobello di Mazara, Santa Ninfa, Partanna, Mazara del Vallo, Santa Margherita Belice e Roccamena. La Valle del Belice – tra le province di Trapani ed Agrigento – è terra prediletta dal latitante, come hanno dimostrato le operazioni di polizia condotte negli ultimi anni, tra cui ‘Ermes’, con cui sono stati monitorati i passaggi di corrispondenza attribuita a Messina Denaro e veicolata da esponenti di spicco di Cosa Nostra del trapanese, appartenenti agli storici mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, a loro volta coadiuvati e sostenuti dalle famiglie agrigentine. Un’area geografica a cui Messina Denaro è molto legato, sia perché gli ha dato i natali, sia perché – come emerso in diverse indagini – gli ha fornito ospitalità, garantendogli intorno un’estesa rete di fiduciari, pronti a salvaguardarne ad ogni costo la libertà.
(LaPresse)