Covid a Caserta, il virologo Maggi: “E’ importante vaccinarsi ancora”

CASERTA – Da oggi niente più obbligo di mascherine in cinema, teatri e manifestazioni al chiuso, così come su bus e treni (salvo variazioni dell’ultima ora per i trasporti pubblici), e stop all’obbligo vaccinale anche per le ultime categorie rimaste, come le forze dell’ordine. Paolo Maggi, professore di Malattie infettive all’università della Campania “Luigi Vanvitelli” e direttore dell’unità operativa complessa di Malattie infettive all’azienda ospedaliera “Sant’Anna e San Sebastiano”, ritiene che in questa fase le protezioni servano effettivamente a poco, ma ricorda l’importanza del vaccino.

Lei condivide la decisione di non rinnovare l’obbligo di mascherine o pensa che si sarebbe dovuto prorogarlo? La Campania ha una situazione a rischio per densità di popolazione…
Sono convinto che i tempi siano maturi per una revisione sostanziale delle norme che fin qui ci hanno aiutato a contrastare la pandemia, anche alla luce dell’esperienza di diverse nazioni europee che da molti mesi sono tornate alla normalità senza che ciò abbia determinato un peggioramento della situazione epidemiologica. Mi riferisco soprattutto a Inghilterra e Francia. D’altronde ormai abbiamo imparato che a proteggerci essenzialmente dalle varianti Omicron sono le vaccinazioni e l’immunità (quella che molti di noi hanno acquisito contraendo l’infezione). Sappiamo inoltre che, data la contagiosità elevatissima delle nuove varianti circolanti (stiamo parlando probabilmente dei microrganismi più infettanti che la storia dell’umanità abbia mai conosciuto), le mascherine hanno ormai un ruolo molto marginale nel proteggerci: le chirurgiche sono ormai quasi completamente inutili. Inoltre, dalla mia esperienza ho potuto constatare che moltissime infezioni negli ultimi mesi sono dovute soprattutto a una non perfetta igiene delle mani. Insomma, ritengo che sia giusto tenere a portata di mano le mascherine Ffp2 e utilizzarle correttamente solo in luoghi affollati, non dimenticando la lezione che abbiamo imparato sull’igiene delle mani. Forse sarebbe utile ancora un po’ di prudenza nei trasporti pubblici. Ma ci deve rassicurare in questo momento il fatto che una fascia larghissima della popolazione è ormai immunizzata e che le varianti Omicron, per quanto molto contagiose, sono al momento molto poco aggressive.

Da oggi viene meno anche l’obbligo di vaccinazione per gli over 50 e per il personale della scuola e delle forze dell’ordine. Le sembra una misura adeguata?
Attualmente possiamo permetterci il lusso di abbassare un po’ la guardia grazie al fatto che in Italia l’adesione alla campagna vaccinale è stata massiccia e che nella maggior parte dei casi il Covid ha perso molta della sua aggressività. Questo ci consente ora di riservare l’obbligo vaccinale solo a popolazioni ben individuate, come i soggetti fragili o gli operatori sanitari. Certamente dobbiamo essere pronti a modificare in ogni momento le nostre decisioni perché una pandemia è sempre un evento dinamico a cui dobbiamo adattarci. Però ora possiamo agire con una politica dei consigli piuttosto che degli obblighi. Restano certamente forti le raccomandazioni a vaccinarsi per chi non l’ha ancora fatto. Io poi raccomando molto a tutti i vaccinati di eseguire la dose di richiamo quando quest’autunno saranno disponibili i richiami dei vaccini, aggiornati alle nuove varianti.
Come è la situazione Covid all’ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano”?
Grazie allo scenario complessivo, l’ospedale sta tornando alla normalità. I casi di pazienti ricoverati per Covid sono molto pochi e sono molto più facilmente gestibili. Certo c’è da dire che la logistica non è ancora tornata alla sua normalità: alcuni reparti che erano stati spostati in altre zone dell’ospedale per essere destinati all’assistenza Covid. Tuttavia vedo una grande impegno della direzione generale e della direzione sanitaria perché l’ospedale ritorni a lavorare a pieno regime al più presto e penso che questo accadrà a breve.

Che scenario vede prospettarsi per il prossimo autunno, anche con riferimento alla nuova variante?
Non dobbiamo mai dimenticare che il coronavirus è capace di dare influenze e raffreddori, e il famoso processo di “endemizzazione” che questo virus sta subendo e che ormai si è avviato, porterà a una recrudescenza dei casi nei periodi più freddi dell’anno, quando la vita tornerà a svolgersi prevalentemente al chiuso. Certamente il virus continuerà a perdere sempre di più la sua aggressività, ma almeno per il prossimo anno non si può escludere completamente l’ipotesi che emerga una “variante carogna’, cioè molto contagiosa ma anche molto aggressiva. Questo dipende essenzialmente dal caso, poiché il virus ha interesse certamente, come tutti gli esseri viventi, a diffondersi, cioè a sopravvivere e moltiplicarsi, ma non necessariamente a fare del male. Sembra che ci sia il 5% di probabilità che nel prossimo anno possa emergere una variante molto aggressiva, una percentuale in realtà bassa, ma dobbiamo comunque essere molto attenti a sorvegliare i comportamenti del virus con un’attività di monitoraggio continuo da parte della rete dei laboratori specialistici diffusi in tutto il mondo. Come del resto facciamo per l’influenza.

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