MILANO – “Il 24 gennaio il ciclone Ana si è abbattuto su 20 distretti, tra cui Chikwawa e Nsanje, dove operiamo, causando danni ingenti alle comunità. Abbiamo deciso di lanciare un appello straordinario per aiutarle”. Così la ong italiana Coopi. Il ciclone Ana si è abbattuto sul Malawi meridionale il 24 gennaio. Secondo i primi dati, ha colpito 20 Distretti (su 28), provocando danni ingenti a più di 870mila persone e lo sfollamento di 100mila individui. La devastazione maggiore è avvenuta nei distretti di Chikwawa e Nsanjie, ancora sott’acqua, dove opera appunto la ong Coopi – Cooperazione Internazionale. Qui, non appena il Dipartimento del Cambiamento Climatico e dei Servizi Meteorologici ha emesso l’allerta, Coopi ha diffuso messaggi di allerta sulla tempesta tropicale attraverso le radio locali e i comitati di protezione civile, al fine di avvertire le comunità del ciclone in arrivo e delle necessarie misure precauzionali da prendere.
Le valutazioni rapide condotte dai Comitati Distrettuali per la Protezione Civile, con il supporto cruciale di Coopi e di altri partner, finora hanno confermato che 460mila persone sono state colpite, di cui 73mila si sono rifugiate nei campi per sfollati. Le operazioni di ricerca e salvataggio sono ancora in corso. Chikwawa è il distretto che ha sofferto di più per il passaggio del ciclone, con danni estesi in tutte le 12 autorità tradizionali. Il numero delle famiglie colpite è stato attualmente stimato a più di 84mila, ma è probabile che aumenti, dato che le squadre di valutazione stanno iniziando solo ora ad essere dispiegate, e che i livelli dell’acqua stanno iniziando solo adesso a ritirarsi. “La maggior parte delle case sono state completamente danneggiate e l’acqua, le fonti e le strutture sanitarie sono state contaminate, il che significa che c’è un’alta probabilità di diffusione di malattie quali colera e malaria, nei prossimi giorni e settimane, dato che il paese è ancora nel mezzo della stagione delle piogge”, spiega Giuseppe Valerio, capo missione di Coopi in Malawi. “Chikwawa e Nsanje” – precisa – “avevano già subito forti piogge la settimana dal 9 al 14 gennaio 2022, che avevano devastato 3.136 ettari a Chikwawa, colpito 3.333 famiglie e sfollato 2.888 famiglie. Pertanto, gli effetti del ciclone Ana avranno un effetto cumulativo negativo su distretti già in difficoltà”.
Coopi, in coordinamento con i distretti e gli altri attori che partecipano alla risposta umanitaria, prevede di intervenire per rispondere ai bisogni più immediati delle popolazioni colpite, attraverso l’acquisto e la distribuzione di:
1) kit per sopravvivenza neonati e infanti (copertina, cappellino per neonati cotone, calzini per neonati cotone, asciugamano, tutina per neonati, fascia per portare il bambino);
2) materiali per la potabilizzazione dell’acqua e kit di prima necessità (sapone, sapone per bucato, spazzolino, dentifricio, asciugamani, assorbenti, carta igienica, ecc.);
3) acquisto e distribuzione di beni essenziali per le persone che hanno perso le proprie abitazioni (per esempio, kit di costruzione: sega, chiodi, martello, corda, ecc.; utensili da cucina: pentola, tanica per portare/conservare acqua; piatti e posate; bicchieri; torce solari).
COOPI ha pertanto lanciato un appello straordinario per aiutare il Malawi, raggiungibile all’indirizzo sostieni.coopi.org/emergenza-malawi.
Coopi ricostruisce quanto avvenuto con la tempesta Ana. Il 21 gennaio 2022, una depressione tropicale che si è formata a nord-est del Madagascar nell’Oceano Indiano ha attraversato il Canale di Mozambico dove si è intensificata sviluppandosi in una tempesta tropicale moderata (chiamata Ana) domenica 23 gennaio 2022. Ana ha fatto ‘landfall’ in Mozambico alle ore 12.00 circa di lunedì 24 gennaio 2022 e successivamente si è diretta verso il Malawi meridionale, lasciando dietro di sé perdite devastanti in termini di vite umane e distruzioni su larga scala di beni e infrastrutture. Piogge torrenziali e venti hanno devastato l’intera regione meridionale, con stazioni meteorologiche a Chikwawa che hanno registrato precipitazioni di oltre 300 mm in meno di 24 ore. Il 26 gennaio, quando i primi rapporti hanno iniziato ad arrivare dai distretti, il presidente del Malawi ha dichiarato lo stato di calamità nazionale.
(LaPresse)