ROMA – “Ho imparato molto da Thomas Tuchel guardando le sue squadre e parlando con lui. Non importa se ha tante informazioni su di noi o su di me, perché alla fine, e per fortuna, lui non può giocare e neanch’io. Chi deciderà la finale saranno i giocatori. Lo rispetto molto e penso che sia un allenatore straordinario. Ovviamente voglio batterlo, come lui vuole battere me”. Così Pep Guardiola, tecnico del Manchester City, in una intervista sul sito della Uefa, alla vigilia della finale di Champions League contro il Chelsea di Tuchel. “Organizzazione, investimenti, giocatori di qualità, bravi tifosi, un ottimo staff e una squadra con sani principi: sono questi i principi più importanti. Ma devi sempre tenere d’occhio i giocatori che hai, perché se non si adattano al tuo modo di giocare è più difficile”, ha aggiunto Guardiola. “Alcune cose arrivano da dove sono nato, ovvero il Barcellona. Voglio sempre rimanere nel vivo del gioco, nella metà campo degli avversari, e provare a vincere la partita. Non ci sono altri segreti. Tutto sta nella qualità dei giocatori, nel capire le loro capacità e nel creare un bell’ambiente, perché il calcio non è solo tattica. Ci sono emozioni e rapporti personali, anche con chi lavora dietro le quinte. È la cosa più importante per far durare a lungo una squadra, come succede qui da cinque anni”, ha proseguito.
“Quanto ai traguardi raggiunti Guardiola ha spiegato: “I titoli sono la conseguenza di tante cose. La più importante è che sono sempre uno spettatore, non solo un allenatore. Quando sono in panchina, voglio vedere la squadra giocare come mi piace. Tempo fa, la gente diceva ‘Non è possibile giocare così in questo paese’, e invece l’abbiamo fatto. Abbiamo vinto molte Premier League e ora siamo in finale. Speriamo di non vacillare e di fare bene. Non credo che siamo tanto più forti di un anno fa, quando non ci siamo arrivati. Forse quest’anno avevamo più voglia e abbiamo pensato ‘Ok, proviamoci ancora’; alla fine la moneta è caduta dal lato giusto”.
(LaPresse)