Manovra, Brunetta: “Rush finale degno di thriller da esito non scontato”

“Il Governo Conte, che fino a qualche giorno fa predicava senza mezzi termini l’allontanamento dell’Italia dai burocrati europei, ritenuti lontani dalle esigenze del popolo, si è trasferito ora in pianta stabile nei palazzi di Bruxelles".

Foto LaPresse - Stefano Costantino

ROMA – “Il Governo Conte, che fino a qualche giorno fa predicava senza mezzi termini l’allontanamento dell’Italia dai burocrati europei, ritenuti lontani dalle esigenze del popolo, si è trasferito ora in pianta stabile nei palazzi di Bruxelles. Lavorando giorno e notte proprio al fianco di quei burocrati che fino a ieri avevano criticato. Ciò nel disperato tentativo di far quadrare i conti in tempo utile per la serata di domani, così da poter avere il via libera dalla Commissione, inviare la manovra rivista all’interno di un maxi emendamento da presentare all’ultimo secondo in Senato. Dunque sperando di evitare così le raccomandazioni della Commissione, che dovrebbero essere pubblicate mercoledì prossimo e, quindi, la procedura d’infrazione per debito eccessivo”. Lo scrive in una nota Renato Brunetta, deputato e responsabile della politica economica di Forza Italia.

conclude Brunetta

“Un rush finale degno di un thriller in cui l’esito non è scontato. Con i paesi del nord Europa che spingono per dare una lezione esemplare all’Italia, la Commissione che tenta di trovare una mediazione, non potendo però scontentare i 10 paesi della Lega Anseatica a pochi mesi dalle elezioni europee. Inoltre con Lega e Cinque Stelle che non sono disponibili a fare altre concessioni sul deficit”. “Le ultime notizie parlano di una ulteriore richiesta di tagli da parte della Commissione per 3 miliardi di euro. Un taglio necessario che ha fatto scoppiare una guerra interna al Governo tra Lega e Cinque Stelle. Guerra sul cosa tagliare di più tra il fondo stanziato per il reddito di cittadinanza. Questo caro al Movimento Cinque Stelle, e la quota 100, cara alla Lega, con la Commissione che predilige più il taglio del secondo.

LaPresse

 

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