Manovra, il maxi emendamento slitta a domani: scontro in Senato

Il maxi emendamento alla manovra finanziaria del governo slitta a domani e il premier Giuseppe Conte è costretto a difendersi: "Non controllo il Parlamento"

ROMA – Il maxi-emendamento alla manovra, che doveva essere presentato oggi, sarà depositato formalmente a Palazzo Madama soltanto domani alle 14. E la prima chiama nell’Aula del Senato avrà luogo alle 20 di domani. Lo ha detto Loredana De Petris di LeU, presidente del gruppo Misto a Palazzo Madama, al termine della conferenza dei capigruppo.

Il presidente Casellati bacchetta la maggioranza

E ora infuriano le polemiche contro la maggioranza. “Pur comprendendo le difficoltà del Governo, anche nell’interlocuzione con l’Unione Europea, mi corre l’obbligo di invitare la maggioranza e il Governo ad avere un percorso legislativo più regolare, non con questa tempistica a singhiozzo. Un percorso rispettoso dell’Assemblea del Senato”. Lo ha detto la presidente Elisabetta Casellati, intervenendo in Aula, durante il dibattito. Ci sono stati fischi e tumulti quando la Casellati ha annunciato ufficialmente lo slittamento dell’arrivo formale del maxi-emendamento. La discussione avverrà alle 16, dopo la pronuncia del presidente sull’ammissibilità dell’emendamento. Lo stesso premier ha messo le mani avanti: “Il presidente del Consiglio non controlla il Parlamento” ha detto Giuseppe Conte al termine del Consiglio dei ministri.

Richetti (Pd): ora non si imbavagliano più

“Siamo davvero alla follia. Per cinque anni si imbavagliavano e salivano sui tetti alla minima accelerazione del Governo sul Parlamento. Oggi lo calpestano senza pudore. Votano senza nemmeno sapere cosa. Senza discutere. Senza emendare. Senza vergogna”. Lo scrive su twitter Matteo Richetti, senatore del Partito Democratico.

Patuanelli (5S): anche nel 2016 non si votò in commissione

Gli ha ribattuto Stefano Patuanelli del M5S. “Sono andato a vedermi se veramente quella di quest’anno era un unicum nella storia, e ho cercato precedenti pensando di dover arrivare agli Anni Settanta. Mi sono fermato nel 2016, due anni fa, quando non c’è stato nemmeno un voto in commissione per la manovra”.

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