ROMA – Per la manovra 2020 serviranno scelte politiche impegnative e condivise. Il giorno dopo la riunione con le parti sociali al Viminale, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ricorda che la legge di bilancio “sarà proposta dal Governo nel suo complesso”. E che sulla flat tax si stanno studiando varie ipotesi, “meriti e demeriti dal punto di vista tecnico, nonché la compatibilità con gli obiettivi di finanza pubblica”.
Parole che non cadono a caso, dopo le polemiche per l’incontro al Viminale. “Mi è sembrata una iniziativa di partito che incontra le parti sociali per illustrare le idee del partito – la liquida il titolare del Mef durante l’audizione in Senato -. Se il governo condivida o no quanto detto a quella riunione non sta a me dirlo”. Nel frattempo assicura di non sentirsi scavalcato dal vicepremier. Del resto, il lavoro sulla manovra è iniziato da tempo a via XX Settembre, che come ha ricordato Conte è il luogo deputato alla realizzazione della manovra insieme a palazzo Chigi. E l’accelerazione imposta da Salvini, che assicura che il 6 agosto, quando tornerà a riunirsi il tavolo da lui organizzato, ci saranno già delle risposte, suscita la reazione ironica – e piccata – dei M5s.
“Deve essere ancora fatta la nota di aggiornamento al Def, sulla quale si deve esprimere il Parlamento, solo allora si può costruire la Legge di bilancio – ricorda la ministra Barbara Lezzi -. Discuterla a settembre è una cosa che di fatto non si può fare, è una mossa propagandistica”. Mentre il presidente della Camera Roberto Fico taglia corto assicurando che “sarei felicissimo se si arrivasse preparati alla data di apertura della sessione di bilancio”.
Il nodo principale resta la flat tax
“Si può fare anche domani”, assicura Luigi Di Maio, “ma sto aspettando che la Lega indichi le coperture. Noi – spiega – vogliamo abbassare il cuneo fiscale”. E mostra di non gradire la ‘deduzione unica’ ipotizzata dalla Lega quando assicura che “non voglio che si tolga da una parte per metterli dall’altra: non sono affezionato agli 80 euro ma non sono soldi di Renzi, sono soldi degli italiani”. Insomma, anche sul riordino delle cosiddette tax expenditures, confermato da Tria, ci potrebbe essere battaglia.
La manovra è un rebus difficilissimo da risolvere
La sola tassa piatta costa almeno 12-13 miliardi di euro, poi c’è il salario minimo su cui il leader pentastellato minaccia nemmeno velatamente la crisi di governo perché “sono un po’ stufo dei tentennamenti, si sta facendo un po’ troppa melina su temi che gli italiani aspettano. Il governo – assicura in un video su Fb – può saltare solo se non si fanno le cose”.
Al pacchetto di misure va aggiunto il disinnesco delle clausole Iva che valgono 23,1 miliardi per il 2020 e 28,8 per il 2021. Soldi che andranno trovati per rispettare, come promesso anche a Bruxelles, la volontà indicata dal Parlamento. La strada non è, ribadisce il ministro dell’Economia, l’ulteriore indebitamento. Anche perché “non basta mettere in moto un po’ più di deficit per una fase espansiva, senza mettere in campo chiarezza sulla sostenibilità della finanza pubblica”.
Inevitabilmente dunque si andrà a lavorare sulla revisione della spesa. “Non ci saranno tagli sui settori critici come la sanità o l’istruzione – assicura però Tria – né su spese sociali”. Tra le entrate, oltre ai risparmi di quota 100 e reddito di cittadinanza che “penso saranno superiori al miliardo e mezzo dichiarato alla Commissione europea” e “saranno ancora non trascurabili nei prossimi anni”, il governo conta su “un aumento in senso strutturale” delle entrate fiscali e “stiamo studiando dove intervenire”. Sul tavolo, proposti dalla Lega, anche una seconda tranche della pace fiscale e l’emersione delle cassette di sicurezza. (AWE/LaPresse)