ROMA – Negli occhi di Manuel Bortuzzo c’è la vita. Il rancore e l’odio non possono trovare spazio nella quotidianità del nuotatore veneto. C’è solo da guardare avanti senza pensare a quanto accaduto nella notte tra il 2 e il 3 febbraio alla periferia sud di Roma. Quando il 19enne promessa azzurra è stato ferito alle spalle da due persone con un colpo di pistola che lo ha lasciato paralizzato agli arti inferiori.
Una condizione che Manuel affronta con il sorriso e la determinazione dell’atleta: “la mia vita è la stessa – racconta con una semplicità disarmante – c’è solo un problema fisico-logistico ma io sono quello di sempre. Non posso muovere le gambe ma potevo sbattere la testa e non essere più me stesso”. Invece Bortuzzo è lucidissimo e vuole stupire il mondo. “Fra 10 anni spero di vedermi in piedi”, spiega lasciando tutti di stucco. “Il mio obiettivo erano e restano le Olimpiadi – dice – alle Paralimpiadi invece non ci penso, prima voglio capire dove posso arrivare”.
Del resto il giovane atleta nel percorso di riabilitazione presso la Fondazione Santa Lucia sta bruciando le tappe, e ultimamente è rientrato anche nella sua amata piscina: “Le prime bracciate sono state faticose – racconta tutto d’un fiato. Ma mi sono sentito libero e senza pensieri, un’emozione super”. Un sentiero lungo la cui prossima tappa sono le dimissioni dal Centro, programmate attorno alla metà di aprile.
Il percorso di Manuel proseguirà comunque a Roma, che ormai considera la sua città. “Mi ha tolto tanto ma mi ha anche dato tanto, sto bene qui e vorrei comprarci casa”, dichiara strappando un sorriso ai genitori che lo seguono come un’ombra. Magari proprio a Ostia, non lontanissimo da dove è successo il fattaccio: “ma io non ho rimpianti – precisa – se in quel momento mi trovavo lì si vede che doveva andare così”. Un’analisi lucida, fredda e di un candore disarmante. Proprio come le parole che Bortuzzo ‘dedica’ a chi lo ha ferito: “Se li perdono? Non si tratta di perdonare o meno. Se me li trovassi davanti credo che mi metterei a ridere perchè quello che hanno fatto non ha senso”.
Le energie, e sono tante, Bortuzzo le usa tutte per la riabilitazione ed i suoi affetti più cari, a partire dalla giovane fidanzata Martina, al suo fianco al momento degli spari: “in un mese abbiamo passato cose che la gente non passa neanche in una vita intera – argomenta – ci siamo consolidati tantissimo. Si è trovata davanti a una situazione più grande di lei e la sta superando”.
Oltre a pensare a se stesso, insomma, Manuel ha anche la forza per tenere alto il morale degli altri, ma guai a chiamarlo eroe. “Io – puntualizza – mi ritengo un ragazzo normale, ad aiutarmi è l’essere uno sportivo, avere un obiettivo”. E proprio questo è il consiglio che il nuotatore dà a chi si trova nella sua situazione: “forza di volontà e mai abbattersi. Tutto parte dalla mente”, la parte del corpo che Bortuzzo usa come un vero fuoriclasse.
Andrea Capello (LaPresse)