Marcianise, sorveglianza per il figlio del boss Belforte: è ritenuto pericoloso per la ricostruzione della cosca

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Salvatore e Domenico Belforte

MARCIANISE – La sua presenza sul territorio è tra le motivazioni che indussero i giudici del tribunale di sorveglianza di Roma a tenere il capoclan Domenico Belforte al carcere duro. Per i giudici, la caratura criminale di Domenico Belforte rendeva concreto il pericolo che, se sottoposto a un regime detentivo più leggero, potesse costituire “un polo attrattivo per la ricostruzione del clan”, scenario che reso ancor più concreto dal ritorno in libertà di diversi soggetti connessi direttamente e indirettamente alla cosca. Tra questi, il figlio. In tale contesto, in tema di prevenzione, il Commissariato di polizia di Marcianise coordinato dal primo dirigente Valerio Consoli ha dato esecuzione alla misura della sorveglianza speciale, emessa dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di Salvatore Belforte, figlio di Domenico e fratello di Camillo, 39 anni compiuti lo scorso novembre ritenuto “pericoloso” per aver partecipato all’associazione denominata clan Belforte, operante in territorio marcianisano.

Il provvedimento impone, per 2 anni, l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza, la presentazione presso gli uffici di pubblica sicurezza in giorni e orari determinati, oltre ad una cauzione di 2mila euro. Salvatore Belforte, assistito dall’avvocato Massimo Trigari, cinque anni fa fu condannato a 8 anni di reclusione per estorsione per il clan Belforte in concorso. Assolto dall’accusa di camorra (416bis), il suo ricorso in Cassazione fu rigettato e divenne definitiva la sentenza della Corte di Appello di Napoli del 2019. Era successivamente tornato sul territorio dopo la scarcerazione. Poi il provvedimento eseguiti dalla polizia che tende a tenere l’uomo maggiormente sotto controllo per la sua pericolosità in relazione ai reati in precedenza commessi. I giudici della Corte di Appello, nel 2019, nell’ambito di tutta la motivazione, misero nero su bianco un espresso giudizio di pericolosità del 39enne ed evidenziarono, reiteratamente, la sua capacità criminale.

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