Marrandino indagato: la scatola consegnata in auto e nascosta. La tesi dei pm: “Conteneva le banconote”

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Pasquale Marrandino

CASTEL VOLTURNO – La ricostruzione più delicata dell’inchiesta non si gioca sul singolo incontro dell’8 marzo, ma su ciò che accade nelle ore e nei giorni successivi, quando la telecamera nascosta nella Jeep del sindaco continua a registrare in silenzio ogni movimento all’interno dell’abitacolo. È in quelle sequenze, sostengono i carabinieri, che si manifesterebbe la natura – e il presunto significato – della scatola ricevuta da Daniele De Caprio. Una valutazione, è bene dirlo, che probabilmente sarà oggetto di contraddittorio nelle sedi giudiziarie. È l’11 marzo che le immagini cambiano totalmente peso investigativo. Pasquale Marrandino è da solo in auto: si china sotto il sedile, recupera la stessa scatola riposta tre giorni prima e ne estrae due banconote da 20 euro. Non parla, non commenta: un gesto rapido, meccanico. Le
microspie non colgono parole significative, ma l’audio registra il rumore della scatolina che si apre e quello – più leggero – della carta delle banconote.

Gli inquirenti segnalano altre due operazioni analoghe. La prima, il 10 marzo: la qualità delle immagini, però, non è impeccabile, ma la sequenza viene ritenuta coerente con l’apertura del pacchetto e il prelievo di denaro che il sindaco ripone poi nella tasca della giacca.
La seconda, che gli atti definiscono ‘inequivoca’, è del 12 marzo: Marrandino apre la scatola, conta una ad una le banconote, tra le 25 e le 26
da 20 euro ciascuna – quindi fra 500 e 520 euro – e le mette in tasca prima di lasciare l’auto. Un particolare che gli investigatori collegano al fatto che, in quella fascia oraria, il primo cittadino si trovi nei pressi della struttura frequentata dalla figlia. È solo dopo questi tre momenti che gli inquirenti ritengono di poter affermare che la scatola contenesse più denaro di quello visto in video: le immagini mostrano infatti
il sindaco richiudere il pacco con parte del contenuto anco- ra all’interno. Il valore complessivo, però, resta indeterminato.

Un’altra sequenza viene collocata la sera del 13 marzo, quando Marrandino torna a casa. La telecamera lo riprende mentre apre lo sportello,
si china nuovamente sotto il sedile e prende la scatola, nascondendola sotto il giaccone. Secondo gli investigatori, è l’ultima volta che l’oggetto compare nella Renegade. Un dettaglio che gli inquirenti ritengono significativo riguarda un’altra abitudine del sindaco: quella di custodire sotto il sedile un sacchetto bianco contenente l’incasso giornaliero del bar-tabacchi di famiglia, che poi porta nella sede dell’azienda casearia. Un comportamento che, sempre secondo la lettura della Procura, confermerebbe che sotto il sedile vengano riposte ‘cose di valore’. Si tratta, anche in questo caso, di un’interpretazione che dovrà resistere alle possibili spiegazioni alternative della difesa. Altro elemento sul quale gli investigatori si soffermano è l’assenza di comunicazioni telefoniche dirette tra Marrandino e De Caprio: nessun contatto sulle utenze monitorate, a fronte invece di telefonate tra l’ingegnere e il dirigente comunale che gestiva gli atti tecnici.

Per la Procura, ciò sarebbe coerente con un rapporto mantenuto ‘fuori linea’. Ma anche questo punto potrà essere oggetto di contestazione.
Nell’ultima parte della ricostruzione, la Procura integra le riprese interne con le immagini del sistema di videosorveglianza del Bar Pineta: il parcheggio defilato della Jeep, l’ingresso e l’uscita di Marrandino, l’arrivo della Fiat 500 di De Caprio – riconoscibile dalla capote rossa -, il breve scambio all’interno del locale e la salita dei due uomini sull’auto dove avviene la consegna. Un mosaico, sostengono gli investigatori,
che acquista valore nel suo insieme più che nei singoli fotogrammi. Resta ora da verificare se questo montaggio di immagini, rumori e movimenti possa tradursi in una prova solida: l’interpretazione degli inquirenti è chiara, ma la lettura alternativa – dall’uso lecito del denaro a un semplice prestito personale – resta una strada che la difesa potrà certamente percorrere. Sarà l’eventuale processo a determinare quale versione prevarrà.

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