Un giro di mazzette per ottenere dall’ufficio Tecnico, anche quando le norme lo impedivano, permessi a costruire per versare cemento su cemento nell’Agro aversano: è il tema cardine dell’inchiesta che, ieri mattina, ha fatto scattare 8 misure cautelari. Il gip Daniele Grunieri del Tribunale di Napoli Nord, conclusa la batteria di interrogatori preventivi per gli indagati, ha disposto gli arresti domiciliari per gli ex sindaci Biagio Lusini, 65enne, e Tommaso Barbato, 51enne, per Pasquale De Floris, 42enne, imprenditore e già consigliere comunale, e per l’ingegnere Gennaro Pitocchi, 66enne di Aversa. Divieto di dimora a Teverola, invece, per Pasquale Buonpane, 43enne, ex assessore (quando a guidare la giunta era Barbato), Angelo Morra, costruttore 67enne di Teverola, Alessandro Pisani, 35enne di Aversa, e Teresa La Palomenta, 61enne di Caserta (compagna di Pitocchi e madre di Pisani).
La Procura di Napoli Nord, guidata da Maria Antonietta Troncone, che ha coordinato l’indagine, aveva proposto la misura cautelare anche per altre 7 persone, ma il giudice ha respinto la richiesta, ravvisando che non ci fossero gravi indizi a loro carico. Chi sono? Davide Vargas, 68enne di Aversa, ex capo dell’ufficio tecnico, Massimiliano Schiavone, 55enne di Gricignano d’Aversa, che ha lavorato come responsabile dell’area Finanze per Teverola, Biagio Pezzella, 59enne, consigliere comunale, Crescenzo Salve, 57enne, ex amministratore, Nicolino Botti, 65enne di Salerno, Pasquale Schiavone, 80enne di Teverola, e Giovanni Miniero, 56enne di Aversa.
Ai 15 finiti sotto inchiesta, da ritenere tutti innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, viene contestato il reato di corruzione. L’attività che ha spinto il gip a emettere le misure cautelari è stata diretta dai pm Patrizia Dongiacomo e Cesare Sirignano e condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Aversa supportati dal comando provinciale di Caserta, guidato dal colonnello Manuel Scarso (nel tondo).
La lottizzazione Schiavone
Sono quattro i presunti episodi corruttivi che coinvolgono ex amministratori comunali, uomini d’affari e tecnici, su cui gli inquirenti hanno acceso i riflettori. Il primo, datato luglio 2021, riguarda l’operazione nota come ‘lottizzazione Schiavone’, ovvero la costruzione di un complesso immobiliare in località ‘Madama Vincenza’, di proprietà di Pasquale Schiavone.
Tommaso Barbato e Pasquale Buonpane, quando erano rispettivamente sindaco e assessore, avrebbero intascato, dice la Procura, mazzette per far rilasciare a Vargas, al tempo responsabile dell’area Tecnica, il permesso a costruire in favore di Schiavone dove era in progetto l’edificazione di quello che sarà poi chiamato Parco Iris. Quei permessi, ritenuti illegittimi, ha ricostruito l’accusa, sono stati poi volturati alla ditta Delfi, amministrata da Angelo Morra, i cui soci sono i figli (non indagati) di Biagio Lusini, in quel periodo consigliere di minoranza (nel 2019 si era candidato alla guida di una civica sfidando proprio Barbato nella corsa alla fascia tricolore). E sarebbe stato Lusini, affermano gli inquirenti, a dare i 15mila euro, consegnatigli da Schiavone, a sindaco e assessore. Insomma, avrebbe fatto da intermediario della ipotizzata mazzetta. Per quale motivo? Perché sarebbe stato un socio occulto di Morra.
Secondo la Procura di Napoli Nord, hanno avuto un ruolo importante in questa vicenda anche l’ingegnere Gennaro Pitocchi, in qualità di tecnico privato, persona fidata di Lusini e in rapporti con la Delfi (è stato pure direttore dei lavori per realizzare gli appartamenti), e Pasquale De Floris, al tempo consigliere comunale. Vargas, sostiene la Procura, aderendo a questo supposto sistema di illeciti amministrativi, avrebbe beneficiato di lavori di ristrutturazione a prezzo di costo presso l’abitazione della compagna, situata a Napoli, da parte della società di De Floris, la D.F. Costruzioni (che poi si è occupata anche del cantiere, dice l’accusa, del Parco Iris).
La tangente da 15mila euro
Se i carabinieri sostengono che Lusini è stato intermediario di mazzette per gli amministratori Barbato e Buonpane è soprattutto per delle conversazioni intercettate, nel corso delle quali ha fatto riferimenti al denaro. Una delle più esemplificative è quella registrata nel novembre 2022: “Ti sei preso 15mila euro – dice Lusini – e ancora non mi devi dare le concessioni. La prossima volta che vengo ti taglio la testa. Ti prendo con la mazza e ti rimango morto a terra a te e quell’altro scemo”
Il fabbricato in via Fratelli Bandiera
Il secondo presunto episodio corruttivo interessa, dice l’accusa, ancora Lusini e Barbato, Pisani, quando era responsabile dell’ufficio Tecnico, e l’imprenditore Miniero. Quest’ultimo, per ottenere il via libera alla ristrutturazione edilizia, mediante demolizione e successiva ricostruzione (con incremento volumetrico) del fabbricato situato in via Fratelli Bandiera, avrebbe elargito mazzette ai politici e al tecnico in più occasioni, e in una di queste, ipotizza la Procura, avrebbe sborsato la somma di 10mila euro. Tale vicenda si sarebbe concretizzata nel gennaio 2023.
Le presunte mazzette a Botti e la nomina di Pisani
Chi avrebbe intascato mazzette dall’ufficio Tecnico, affermano i pm, è anche Nicolino Botti. Attraverso l’intermediazione di Lusini e di La Palomenta, avrebbe intascato periodicamente 250 euro inviati da Pitocchi, consentendo, in alcuni casi, la gestione delle pratiche edilizie a Pisani (figlio di La Palomenta) quando non era ancora impiegato presso il Comune. Lui le avrebbe preparate e Botti si sarebbe limitato solo a firmarle. L’ultimo ipotizzato episodio corruttivo riguarda proprio Pisani e la sua procedura di nomina come responsabile dell’ufficio tecnico.