CAIVANO – Dalle indagini successive all’aggressione subita da Arcangelo Della Rocca, all’epoca consigliere comunale, iniziarono a poco a poco a delinearsi altre figure importanti nel ‘sistema’ ipotizzato dalla Dda. Su tutte, spiccò il profilo di un assessore con delega ai Lavori Pubblici, Manutenzione della città, Energie rinnovabili e Ecobonus, del Comune di Caivano, identificato in Carmine Peluso (domiciliato a San Marcellino, in provincia di Caserta), che “agisce – si legge nel decreto di fermo – palesemente per conto degli altri affiliati al clan in contestazione, per avvicinare gli imprenditori vincitori di appalti pubblici affinché versino somme a titolo di estorsione”.
Il 22 giugno 2022 fu captata una conversazione tra Antonio Angelino, Giovanni Cipolletti e Massimiliano Volpicelli, nel corso della quale gli interlocutori parlarono di alcune estorsioni da porre in essere, in particolare, in danno di un’impresa impegnata nei lavori di un plesso scolastico sito all’interno del Parco Verde. A proposito di questi lavori, Cipolletti affermò di aver già provveduto a bloccare tutto e che l’indomani lo avrebbero messo in contatto con “il perno principale” fornendogli i nomi di “quelli del Comune”, aggiungendo che per questi lavori “dovevano dargli i soldi”, perché gli assessori avevano già ricevuto la loro “mazzetta”. Nell’occasione Angelino, nel ribadire il concetto (“certo che devono darci i soldi”), mostrò di conoscere l’assesosre di riferimento, Carmine Peluso, e aggiunse che era stato questi a segnalargli i lavori presso il plesso scolastico. Breve nota a margine: la scuola fu individuata nell’istituto scolastico superiore Morano, quello nel quale il 31 agosto di quest’anno si è recata in visita la premier Giorgia Meloni. Ma questa è un’altra storia.
Il 6 luglio 2022, altro episodio messo agli atti dagli inquirenti. Volpicelli e Cipolletti incrociarono Peluso; Cipolletti alla vista dell’assessore esclamò: “‘O russ deve avere una bella paliata se non ci dice le cose a noi”. Dalla conversazione, secondo la Dda, emergeva dunque che Cipolletti e Volpicelli erano soliti rivolgersi a ’o russ per avere informazioni sui lavori edili e le gare di appalto comunali, nonché su alcune determina emesse dall’Ente Comunale di Caivano. In particolare la loro attenzione veniva focalizzata sui lavori della villa Comunale, sui lavori di rifacimento dell’asfalto stradale, e su altri interventi.
Peluso in maniera dettagliata, riferì ai suoi interlocutori, in merito alla villa comunale, che i lavori non erano ancora iniziati e, alla richiesta di Cipolletti di sapere il nome della ditta, Peluso rispose che si trattava di un’impresa di Teverola; a tale affermazione Volpicelli replicò che il titolare, comunque, doveva adempiere agli obblighi nei loro confronti, facendo riferimento alla dazione di una somma a titolo estorsivo: “Deve venire da noi però”.
Netta ed esplicita fu la replica di Peluso che, sul punto, riferiva di aver già riportato “l’imbasciata”. Poi mise un paletto: “Allora, io porto l’imbasciata, ognuno fa quello che… io non posso andare a prendere i soldi, non sono io l’addetto”. “Hai tatto il servizio, basta, poi non vogliono fare il dovere? Ognuno si comporta….poi ti acchiappi le conseguenze”. Quindi un’ulteriore precisazione: “Allora chi viene qua si deve sapere comportare altrimenti non lavora più nessuno. Forse non è chiaro, perché io devo lavorare per far crescere il paese e voi dovete fare le cose vostre”.
Secondo il pool anticamorra, dalle conversazioni dunque emerge la sussistenza di una più ampia attività di carattere estorsivo in atto sul territorio di Caivano, nella quale appariva palesemente coinvolto anche Peluso, che agiva utilizzando il proprio ruolo di assessore ai Lavori Pubblici, Manutenzione della città, Ecobonus, Energie Rinnovabili del Comune di Caivano per segnalare al clan e avvicinare gli imprenditori impegnati in lavori pubblici sul territorio di Caivano, ai quali veicolava le richieste estorsive per conto del sodalizio, e dai quali poi il gruppo camorristico riscuoteva le somme di denaro. Inoltre, sempre stando all’accusa, il ‘sistema’ criminale si è adoperato per il seguente scopo: le ditte che si aggiudicavano dei lavori pubblici a Caivano dovevano sottostare ad una doppia imposizione, secondo un sistema che appare radicato e consolidato: da un lato dovevano pagare tanto gli amministratori e tecnici, a titolo di corruzione, per poter ottenere l’incarico, dall’altro la criminalità organizzata a titolo di estorsione.
“La criminalità a rovinare il nostro operato”
“Non credo che la criminalità presente sul territorio stia vedendo tutto questo con grande soddisfazione, quindi c’è da immaginare che proverà a rovinare il lavoro che in questo momento viene realizzato. Ci proverà ma siamo certi che non ci riuscirà”. E’ l’allarme lanciato in mattinata da Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, nel parlare alla stampa al termine della visita al centro Delphinia nel Parco Verde di Caivano, struttura polisportiva oggetto di bonifica da parte dei guastatori dell’Esercito Italiano nell’ambito delle opere di riqualificazione del territorio caivanese.
L’allarme di Mantovano è arrivato negli stessi istanti in cui si stava diffondendo la notizia delle collusioni tra camorra e politica e dell’inchiesta culminata nel blitz che ha visto finire in manette nove persone. “L’iniziativa giudiziaria – ha commentato ancora Mantovano – fa venire alla luce, ovviamente questa è l’ipotesi investigativa che però ha portato a questi primi risultati, pesanti infiltrazioni criminali nell’amministrazione comunale di Caivano. L’intenso contrasto alla criminalità – ha spiegato il sottosegretario – sta passando sia attraverso le cosiddette operazioni ad alto impatto, più unità di polizia, carabinieri, per rafforzare il controllo del territorio, sia attraverso iniziative giudiziarie mirate quale quella di questa mattina”. Il centro Delphinia, ha aggiunto, “riaprirà entro il mese di maggio”. “Vederlo risorgere per me è una gioia immensa”, ha commentato don Maurizio Patriciello.
Incarico terminato, gli affari no
Carte alla mano, Carmine Peluso è uno dei personaggi principali dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia. Dalle conversazioni intercettate risulta infatti che Peluso, scrivono i pm del pool anticamorra, “pur non rivestendo dal marzo 2023 la carica di assessore ai lavori pubblici, ha perseverato nel gestire, illecitamente per conto dell’associazione camorristica, i rapporti con gli imprenditori affidatari di lavori pubblici in Caivano”. Tuttavia, non avrebbe agito da solo ma “mediante il contributo dello Zampella”, nei confronti degli imprenditori “poi sottoposti ad estorsione, provvedendo non solo ad informare costantemente gli altri affiliati degli affidamenti, ma anche a recarsi direttamente sui cantieri per fungere da intermediario e sollecitare il versamento delle somme di denaro richieste dal clan, che in taluni casi incassava direttamente e che poi consegnava al Cipolletti”. Peluso, comunque, ha dimostrato di temere di poter finire nell’occhio del ciclone per le sue frequentazioni: “Dicono che girano delle foto di noi che stiamo insieme ai capizone”, disse il 21 dicembre 2022 a Martino Pezzella, tecnico comunale.
“La preside non deve andare via”
La camorra decideva proprio tutto, persino i dirigenti delle scuole del territorio. E’ quanto emerge dalle 347 pagine del fermo disposto dalla Dda. Il 19 settembre 2022 si registrarono alcune conversazioni di natura ambientale dalle quali emerse l’influenza e l’interesse del clan in merito a problematiche che coinvolgevano alcune scuole di Caìvano. Nella circostanza Peluso si incontrò con Antonio Angelino, Gaetano Angelino e Massimiliano Volpicelli presso un luogo non meglio specificato. Nel corso della conversazione tibiuccio entrò nel merito di una vicenda che riguardava la scuola Rodari ubicata a Pascarola, succursale della scuola Cilea di Caivano. Nello specifico, lo stesso si mostrava a conoscenza della possibilità che la dirigente della predetta scuola, R.P., passasse alle dipendenze dell’istituto scolastico Bruno Ciari sito al Parco Verde, il cui dirigente risultava e risulta essere Bartolomeo Perna, preside in prima linea nella lotta alla camorra e coinvolto nella battaglia al degrado sociale divenuta nota, su scala nazionale, di recente. “Quella non se ne deve andare da là”, ordinò Angelino. Peluso era d’accordo anche perché cugino della dirigente R.P.: “E’ cugina a me”. “Quella mi appartiene”, disse Angelino, che aggiunse: “Allora senza che chiamo a Giamante (Giovanbattista Alibrico, ndr), te lo vedi tu”. La votazione culminò nell’esito favorevole per R.P.: “Uno spaccato inquietante – scrive la Dda – Il gruppo criminale organizzato diretto da Angelino è capace di esercitare un controllo capillare sull’amministrazione comunale, poiché in grado di influenzare le decisioni del Consiglio comunale anche su questioni che riguardano l’ambito scolastico”.
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