CASERTA – Essenziali: senza di loro, il sistema messo in piedi per truffare le compagnie assicurative non avrebbe potuto fluire con la rapidità che, secondo la Procura di S. Maria Capua Vetere, invece ha avuto. Parliamo dei medici. L’organizzazione, specializzata nel truffare le compagine assicurative, portava persone sane, che si prestavano a dichiarare il falso sostenendo di essere state coinvolte in incidenti, nei pronto soccorso di Marcianise e Maddaloni dove c’erano camici bianchi compiacenti che accertavano lesioni inesistenti. E in cambio di tale condotto, i dottori avrebbero ricevuto dall’organizzazione denaro.
Nel corso dell’operazione, i carabinieri hanno sequestrato 600mila euro, in parte in contanti e in parte sui conti, proprio a due medici che avrebbero accumulato quel denaro – questa è l’ipotesi – con i proventi della partecipazione alle truffe.
Chi sarebbero questi camici bianchi coinvolti nell’indagine? Tra loro figurano Domenico Fiorito, Salvatore Salvemini, Gennaro Rondino e gli infermieri Antonio Letizia, addetto all’archivio sanitario della direzione sanitaria del nosocomio, e Angelo Palmiero, caposala dello stesso ospedale (all’epoca dei fatti contestati tutti in servizio presso l’ospedale di Marcianise).
L’ipotizzata gang avrebbe potuto contare, dice la Procura, anche su medici in servizio presso altre strutture sanitarie, come la casa di cura S. Maria della Salute di S. Maria Capua Vetere, dove era in servizio Andrea Cipullo; la Grimaldi di S. Giorgio a Cremano, dove lavorava Raffaele Biello; l’ambulatorio di ortopedia del Cardarelli di Napoli, dove era attivo Luciano Cremano; e uno studio medico a San Nicola riconducibile a Francesco Mercadante (le strutture sanitarie sono estranei alle indagini e da considerare parte lesa).
Nella schiera dei presunti complici anche tecnici di radiologia che falsificavano esami diagnostici rilasciati da centri privi di autorizzazione sanitaria e fiscale.
Il giudice, nell’esaminare gli atti forniti dalla Procura, ha usato parole dure per tracciare l’atteggiamento di alcuni dei medici finiti sotto inchiesta. L’indagine, infatti, secondo il gip, avrebbe fatto emergere la “spregiudicatezza e la disinvoltura dei medici operativi nell’ambito dei pronto soccorso, tra gli altri, di Marcianise e Maddaloni” che redigevano un numero indefinito di falsi certificati medici.
Fiorito, ha sottolineato il gip, aveva anche una contabilità appuntata in un’agenda oggetto di sequestro. Rondino redigeva le false certificazioni senza che il paziente si fosse mai recato presso il pronto soccorso della struttura ospedaliera. “Ed invero, i sanitari, in spregio a qualsivoglia regola deontologica e senza alcuno scrupolo – ha rimarcato il giudice – redigevano ed emettevano atti falsi ed illegittimi per ricevere come contropartita somme di denaro pari a diverse centinaia di euro per ciascun certificato”.
I camici bianchi coinvolti nell’indagine avrebbero complessivamente contribuito a rilasciare oltre 1.700 certificati ritenuti irregolari, usati nelle pratiche per richiedere i risarcimenti.
© RIPRODUZIONE
RISERVATA