Mediobanca, Generali più esposta se lo scudo diventa leggero

A poco più un mese e mezzo dalla chiusura - fissata al 30 settembre - della finestra di uscita anticipata dal patto di sindacato cui fa capo una quota pari al 28,47% del capitale di Mediobanca, che a sua volta detiene il 12,95% dell'azionariato di Generali, si fanno strada voci relative a un possibile versione "light" dell'accordo

© Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Alberto Nagel (DG Mediobanca)

MILANO (LaPresse) – Mediobanca, Generali più esposta se lo scudo diventa leggero. A poco più un mese e mezzo dalla chiusura – fissata al 30 settembre – della finestra di uscita anticipata dal patto di sindacato cui fa capo una quota pari al 28,47% del capitale di Mediobanca, che a sua volta detiene il 12,95% dell’azionariato di Generali, si fanno strada voci relative a un possibile versione “light” dell’accordo. Che vincolerebbe per un altro anno il 20% del capitale dell’istituto di Piazzetta Cuccia.

Unicredit pensa di sfilarsi

Una quota inferiore, quindi, a quella del 25% al di sotto della quale il patto andrebbe a sciogliersi prima della scadenza naturale fissata alla fine del 2019. Come riportato sul sito dell’agenzia, una fonte vicina all’azionariato ha confermato a Reuters le indiscrezioni già rese note da Il Sole 24 Ore e dal Messaggero, cioè che questa via potrebbe essere percorsa nel caso in cui a decidere di sfilarsi a settembre fosse Unicredit. Che col suo 8,4% è l’azionista di maggior peso all’interno del patto stesso.

Le dichiarazioni del ceo Jean Pierre Mustier

Quali siano le intenzioni di piazza Gae Aulenti, però, resta ancora da capire. Interrogato in occasione della conferenza stampa di presentazione della semestrale della banca sul futuro della partecipazione detenuta in Mediobanca, il ceo Jean Pierre Mustier ha ribadito che si tratta di “un investimento finanziario”. E che “quando sarà il tempo prenderemo una decisione”. Limitandosi a sottolineare che – proprio in virtù della fetta sostanziosa detenuta nel capitale – un investimento di questo tipo “deve andare molto bene”. L’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, dichiarava dal canto suo già lo scorso maggio che la banca è pronta “su entrambi gli scenari”. Quindi sia al proseguimento del patto fino al 2019, sia a un suo eventuale scioglimento anticipato.

Nagel ha confermato che Mediobanca cederà il 3% del Leone di Trieste

Non può dunque che restare alla finestra Generali. Che non commenta la vicenda. Il cui recente rafforzamento dei soci italiani – Francesco Gaetano Caltagirone è salito al 4% e il gruppo Benetton, tramite Edizione, sopra il 3% – è stato letto da più parti come un possibile movimento difensivo. Di fronte a possibili tentativi di scalata dall’estero. Nel frattempo, proprio Nagel ha confermato, presentando l’ultima trimestrale in conference call, che Mediobanca cederà entro il giugno 2019, “sul mercato o non sul mercato”, il pacchetto del 3% del Leone di Trieste. La cui futura messa in vendita era già stata indicata in passato come un obiettivo dallo stesso banchiere. Patto o non patto, la quota di piazzetta Cuccia andrà quindi comunque assottigliandosi in meno di un anno.

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