GERUSALEMME – La polizia israeliana ha scortato più di 250 ebrei alla Spianata delle moschee, dove scontri fra palestinesi e agenti dello Stato ebraico avevano acceso la miccia che ha portato all’ultimo drammatico conflitto durato 11 giorni. L’autorità islamica che supervisiona il sito (Waqf) ha anche fatto sapere che la polizia israeliana ha cacciato gruppi di musulmani dall’area che ospita la moschea al-Aqsa e impedito ai palestinesi sotto i 45 anni di età di entrare, arrestando varie persone.
Nei Territori palestinesi e in Israele è in vigore una fragile tregua, siglata venerdì tra Tel Aviv e Hamas, ma la tensione resta. Nella Striscia di Gaza, intanto, la popolazione raccoglie le macerie. E fa i conti con la devastazione che, ha riassunto il commissario generale dell’Agenzia Unrwa, Philippe Lazzarini, “ha riportato indietro di diversi anni” l’enclave soffocata dal blocco israelo-egiziano.
Tensioni alla Spianata delle moschee
La polizia ha negato di aver imposto limiti d’età, confermando invece l’arresto di cinque persone accusate di “aver violato l’ordine pubblico”. Il portavoce Micky Rosenfeld ha affermato che la polizia è stata dispiegata per mettere in sicurezza l’area. E che la zona sacra a tre religioni è aperta “regolarmente alle visite”. Venerdì, polizia e palestinesi si erano scontrati dopo le preghiere dei musulmani, che festeggiavano una autodichiarata vittoria nella guerra (rivendicata anche da Israele). Un primo test per la tregua, che aveva tenuto, mentre i negoziatori internazionali erano al lavoro per rafforzarla.
La situazione è in bilico
Nessuno conta però sul fatto che il cessate il fuoco duri per sempre: prima o poi, il conflitto si riaccenderà. E l’ingresso degli ebrei alla Spianata, secondo il Waqf, è avvenuto per la prima volta dal 4 maggio, una settimana prima dell’esplosione dei combattimenti. Nel conflitto sono stati lanciati oltre 4mila razzi contro Israele, che ha condotto centinaia di raid su Gaza. Almeno 243 i palestinesi uccisi, 12 i morti in Israele. Questa settimana, anche il segretario di Stato statunitense Antony Blinken sarà in visita nell’area. La tregua, ha detto ad Abc News, offre la possibilità di “creare un perno per costruire qualcosa di più positivo”. Tra le priorità indicate, la crisi umanitaria a Gaza, la ricostruzione, “impegnare entrambe le parti in modo che israeliani e palestinesi possano vivere con eguali misure di sicurezza, pace e dignità”.
L’allarme dell’Onu
Secondo l’Onu, 300 edifici nella Striscia di Gaza (tra cui mille abitazioni) sono state completamente distrutte dai raid israeliani, mentre altre centinaia danneggiati. Ma la valutazione dei danni è ancora in corso. Sei ospedali e un centro di cure d’emergenza sono stati danneggiati, un altro è fuori uso perché senza elettricità, 800mila persone non hanno acqua potabile e per 400mila manca il trattamento delle acque reflue. Centinaia di operatori municipali e volontari hanno iniziato a raccogliere le macerie nelle strade di Gaza City, caricandole su carretti trainati da asini o furgoncini. Le operazioni dovranno tenere conto anche dell’allarme del Comitato internazionale della Croce Rossa. Centinaia di ordigni inesplosi potrebbero trovarsi nella regione, rischiando così di far aumentare il numero di vittime e minare gli sforzi di ricostruzione.
(LaPresse/AP)