Si è celebrata ieri la Giornata Mondiale degli Oceani (Oceans Day), istituita nel 1992 e ufficialmente riconosciuta dall’Onu dal 2008. Come tutte le giornate dedicate alle tematiche ambientali, lo scopo è quello di sensibilizzare ed educare l’opinione pubblica sull’importanza della tutela degli ecosistemi.
Il tema scelto quest’anno per celebrare il tema è “Oceano: vita e sostentamento”. Un modo per sottolineare il ruolo importantissimo che i mari ricoprono nella produzione di ossigeno e cibo e nell’assorbimento della CO2.
Sono state centinaia le organizzazioni di tutto il mondo che hanno organizzato eventi e iniziative per celebrare l’evento.
E come accade in tutte le giornate dedicate, anche quest’anno i dati raccolti e diffusi ieri dalle varie associazioni ambientaliste non sono per niente incoraggianti. Parliamo di riscaldamento globale: l’allarme in particolare arriva da Wwf e riguarda proprio il nostro Mar Mediterraneo. Le cui acque sono sempre più calde: le sue temperature si sono infatti alzate del 20%, una crescita vertiginosa che è anche più veloce rispetto alla media globale.
A questa problematica si aggiunge quella dell’innalzamento del livello del mare, che, secondo le stime, dovrebbe superare il metro entro il 2100. Insomma, con questi dati, possiamo purtroppo dire che il Mediterraneo sta diventando il mare con il riscaldamento più rapido e il più salato del nostro pianeta. Una sorta di anomale tropicalizzazione, con un effetto a dir poco devastante per le specie marine che abitano il nostro mare.
La prima conseguenza che è sotto lo stretto monitoraggio degli esperti, è che le specie endemiche, per i fattori che abbiamo detto, stanno man mano venendo sostituite da specie ‘aliene’. Sarebbero già circa 1000 le specie che, contrariamente a quelle endemiche, si stanno adattando alle nuove temperature del mare. Questa non è altro che una delle disastrose conseguenze del surriscaldamento globale, che sta distruggendo interi ambienti marini, con ricadute severe sul settore della pesca che infatti, rispetto ai decenni passati, riscontra una difficoltà senza precedenti.
“Dagli scenari degli esperti sul futuro del Mediterraneo, come l’accelerazione dell’aumento delle temperature e l’ingresso di numerose specie aliene, il Mare Nostrum rischia di cambiare volto in tempi rapidissimi con inevitabili conseguenze per le comunità”, ha affermato Donatella Bianchi, presidentessa del Wwf Italia. “Ora più che mai è necessario puntare sulla superficie di mare protetto, almeno il 30% entro il 2030 così come prevede anche la nuova Strategia sulla Biodiversità UE. Le Aree marine protette, infatti, sono uno strumento essenziale per la resilienza dei nostri mari e degli ecosistemi che li rendono unici. La migliore cura è investire sulla Natura e aiutarla a rigenerarsi”.
Insomma: l’emergenza ci riguarda molto da vicino. Il Mar Mediterraneo è quello che bagna le nostre coste, quello in cui nuotiamo. La sua trasformazione ci tocca in prima persona. La negativa tendenza intrapresa dal Mare Nostrum va invertita, e ogni cittadino deve sentirsi responsabile di un cambiamento che sarà effettivo solo se lo si sostiene attivamente.