NAPOLI – Dal mercato senza botti a uno stadio in condizioni pietose. Sono anni che il Napoli compete ad alti livelli, in Italia e in Europa. Ma se alla fine poco è stato raccolto, in termini di trofei, lo si deve ai tanti fattori che ostacolano il salto di qualità di questo club. Quelli che proprio non ti aspetti, perché legati indissolubilmente e in prima linea al suo sviluppo.
De Laurentiis e il braccino corto sul mercato, un film già visto
Da tempo, a Napoli, non si assiste all’arrivo di un vero e proprio top player. Uno di quelli capaci di infiammare la piazza. Non certo per il nome. Perché Cavani, Benzema o chi per loro avrebbero numeri discreti con cui presentarsi all’ombra del Vesuvio. L’ultimo vero botto di mercato firmato da Aurelio De Laurentiis risale a 5 estati fa. Quel Gonzalo Higuain che proprio oggi è passato dalla Juventus al Milan, altra squadra che di diritto entra nel novero delle papabili alla top 4. Dalla quale non può certamente essere esclusa la Juventus, candidata principale allo scudetto. Né l’Inter, che con un mercato al top si è guadagnata appeal e struttura da secondo posto (almeno). Gli azzurri dovranno lottare, molto più dell’anno scorso, per confermarsi. La base è solida, non c’è dubbio. Ma manca la ciliegina sulla torta, il finalizzatore, il trascinatore. Tutte le big, fatta eccezione per la Roma, sono state capaci di svoltare. La Juventus con Ronaldo, l’Inter con Nainngolan – e tratta Modric – il Milan con Higuain.
A due settimane dalla chiusura del mercato, non solo il Napoli è incompleto – mancando un terzino e un portiere di riserva. Ma il grande colpo è sempre più un miraggio, grazie alla politica del braccino corto propria del patron partenopeo. Un film già visto, restando in tema cinematografico. Che i tifosi siano scontenti non tocca De Laurentiis. Praticamente impermeabile a critiche, contestazioni e striscioni. Al punto tale che anche un coach di massimo livello come Ancelotti non basta a placare l’ira della piazza contro il produttore romano.
Lo stadio San Paolo tra lavori a rilento, litigi e ripicche
L’altro lato della medaglia, dove si trovano le istituzioni, non è certo più roseo. Lo stadio San Paolo, ad oggi, è un cantiere a cielo aperto. La pista d’atletica si trova in uno stato di semi-distruzione, i sediolini restano quelli sporchi e osceni di sempre. E lo saranno anche per la gara contro il Milan del 25 agosto. Che si giocherà a Fuorigrotta, ma in uno scenario desolante. Quello che permarrà per quasi tutta la stagione con vista sulle Universiadi primaverili. Il Comune, in tal senso, è in netto ritardo. Il sindaco De Magistris e i suoi soci ne sono consapevoli. Eppure lo scaricabarile tra Ente e società continua. De Laurentiis non firma la convenzione dopo aver ‘ammirato’ lo stato dell’arte, l’assessore allo Sport Borriello si dice stupito. Di cosa, però, non si capisce. Il San Paolo sarebbe dovuto essere necessariamente un cantiere, certo. Ma c’è modo e modo di effettuare i lavori e di presentare la struttura al pubblico.
La verità, quasi paradossale per una società che ad oggi è seconda solo alla Juventus per risultati sportivi – distante anni luce sotto tutti gli altri punti di vista – è che quell’impianto è fatiscente e abbandonato al suo destino da sempre. E il Napoli, inteso come club, continua ad essere frenato nella sua crescita, anche per le tante promesse non mantenute dal suo presidente. Se da un lato la squadra ha raggiunto traguardi ragguardevoli, dall’altro ci sono una società e delle istituzioni che non viaggiano di pari passo. “Napoli torna campione”, continuando così, resterà un sogno nel cuore e poco altro.