Messi, Ronaldo, Iniesta: gli dei abdicano in favore di Mbappé e i suoi ‘fratellini’

Il Mondiale suona come un campanello d'allarme per Argentina, Portogallo e Spagna: tutte sono chiamate a rifondare

Messi e la caduta degli dei
Foto LaPresse - Messi

MOSCA – Prima Messi, poi Ronaldo, quindi Iniesta. Una generazione di fenomeni lascia non solo il Mondiale di Russia, ma – con ogni probabilità – anche la possibilità di potersi affermare ancora a livello planetario. Vale certamente per lo spagnolo, quasi sicuramente per il portoghese e verosimilmente per l’argentino. La caduta degli dei, direbbe Luchino Visconti. E le rispettive Nazionali da chi ripartiranno?

Argentina, un altro calcio dopo Messi e soci

L’era della Pulce con l’albiceleste, sostanzialmente, è finita dopo la gara contro la Francia. Non che, anagraficamente, Messi non possa continuare a giocare in Nazionale. Ma troppe sono state le delusioni negli ultimi anni. A partire dalla finale persa in Brasile quattro anni fa, passando per l’incubo Cile – due Coppa America sfumate all’ultimo atto – e finendo poi con gli ottavi di finale di questo Mondiale coi Galletti. L’asso del Barcellona, in questi anni, è stato un totem con l’Argentina. I tecnici che si sono susseguiti si sono affidati a Messi in tutto e per tutto, modellando la filosofia di calcio su quella del calciatore più rappresentativo. Ovvero, fantasia e qualità a volontà con la tattica lasciata nel cassetto. E zero vittorie. Occorrerà rifondarsi in primis dal punto di vista concettuale per non iniziare un nuovo ciclo da perdente di lusso.

Ronaldo, con l’addio il rischio è un Portogallo da comparsa

La vittoria ottenuta a Euro 2016 ha rappresentato il punto massimo di un ciclo per la Nazionale portoghese. Quello costruito attorno alla figura di Cristiano Ronaldo. Il 33enne del Real Madrid si è caricato sulle spalle una squadra praticamente anonima, infondendo sicurezza ai suoi compagni grazie a doti tecniche e caratteriali fuori dal comune. La personalità di CR7, però, non è bastata per andare oltre gli ottavi di finale. E il rischio concreto è che, se il fenomeno di Madera dovesse svestire i colori della Nazionale prima di Euro 2020, il Portogallo possa tornare indietro di 30 anni. Quando, cioè, fungeva da semplice comparsa o poco più.

Iniesta e i suoi fratelli abdicano, la Spagna non fa più paura

Che la Roja abbia parecchi talenti ancora da sfornare, da crescere e da piazzare sullo scenario mondiale è fuori discussione. Ma lo è, certamente, anche il fatto che la Spagna non faccia più così paura. La sconfitta contro la Russia agli ottavi di finale (clicca qui per leggere) segue quella contro l’Italia ad Euro 2016, arrivata allo stesso punto. E, prima ancora, alla figuraccia nel Mondiale in Brasile con l’eliminazione ai gironi. Di quella squadra capace di vincere due Europei e un Mondiale tra il 2008 e il 2012 non c’è più traccia. Da Sergio Ramos a Iniesta, passando per Piqué e Busquets. Gli anni passano per tutti e un nuovo ciclo, prima di poter diventare così vincente, necessita di tempo.

Da Mbappé a Golovin, il nuovo che avanza

Per dei fenomeni che escono, altri sono pronti a prendersi la scena. Neymar è l’indiziato numero uno a ‘sostituire’ Ronaldo e co., ma in tanti soffiano già sul collo del brasiliano. Uno su tutti, Kylian Mbappé. Non ancora 20enne e pure già in grado di trascinare la Francia ai quarti di finale. In un Mondiale che ha messo in luce anche le qualità del russo Golovin, c’è una generazione di ventenni che si candida prepotentemente a stupirci negli anni che verranno.

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