Città del Messico (LaPresse/AFP) – Sono due i politici uccisi ieri durante le elezioni presidenziali in Messico che sono state insanguinate. Dopo la notizia della morte di Flora Resendiz Gonzalez, membro del Partito dei lavoratori messicani ammazzata a colpi di arma da fuoco nella sua casa, la stessa sorte è toccata anche a Fernando Herrera Silva, del Partito rivoluzionario istituzionale, ucciso a colpi di arma da fuoco a Acolihuia, nello stato centrale di Puebla.
Flora Resendiz Gonzales, membro del Partito dei lavoratori messicani, è stata uccisa nello stato occidentale di Michoacan, poco prima che si aprissero i seggi per le elezioni presidenziali e politiche. Lo confermano funzionari delle forze dell’ordine locali secondo cui la donna è morta “raggiunta da colpi di arma da fuoco intorno alle 6.30 locali (le 13.30 in Italia)” nella città di Contepec.
Termina una campagna elettorale insanguinata
La lotta contro la violenza legata al narcotraffico e contro la corruzione sono stati i messaggi al cuore delle priorità di Andres Manuel Lopez Obrador. L’ex sindaco di Città del Messico, che ha ricoperto questo incarico dal 2000 al 2005, promette di far arretrare la povertà che alimenta i cartelli della droga e di combattere la corruzione per finanziare dei programmi sociali. È il candidato del partito Morena, sigla che sta per Movimiento Regeneración Nacional, nato solo sei anni fa. Obrador non è nuovo alla politica, è la terza volta che corre per le presidenziali.
Sorridente e facendo con le dita la V di ‘vittoria’, Lopez Obrador è arrivato nel suo seggio nella capitale, nel quartiere di Tlalpan, prima ancora dell’apertura, scattata alle 15 ora italiana. “È un giorno storico, il popolo messicano deciderà liberamente chi deve guidare il governo nei prossimi sei anni. Noi rappresentiamo la possibilità di un vero cambiamento, di una trasformazione, è per questo che è un giorno importante”, ha dichiarato ai giornalisti. AMLO, 64 anni, che dice di volere cacciare “la mafia dal potere”, ha un enorme vantaggio di 20 punti sui suoi avversari. Molti elettori sono stufi dei due partiti che governano il Messico da circa un secolo. Cioè appunto il PRI e il conservatore Partito di azione nazionale PAN.
La vittoria del cambiamento per il Messico
Lopez Obrador ha saputo puntare sull’insoddisfazione dei messicani dopo un mandato di Pena Nieto marcato da corruzione e violazione dei diritti umani. AMLO propone un “governo austero, senza lusso né privilegi”, e promette di trasformare la residenza presidenziale di Los Pinos in centro culturale. Molti messicani e analisti lo criticano contestando una mancanza di proposte concrete e una retorica “populista”. Sostengono che intenda avviare il Paese sulla strada del Venezuela con politiche socialiste rischiose per l’economia. E molti si interrogano sui rapporti che potrebbe avere con il presidente Usa Donald Trump su temi cruciali come l’immigrazione o la rinegoziazione dell’accordo di libero scambio nordamericano Nafta, che riguarda Usa, Messico e Canada. Altri invece, al contrario, ritengono che non ci sia niente da rimproverargli.