CASAL DI PRINCIPE – A settembre il blitz con gli arresti, ora un nuovo tassello nell’inchiesta condotta dai carabinieri di Grazzanise: la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ai sei indagati del fascicolo sul presunto gruppo specializzato nel rubare mezzi agricoli per poi chiederne il riscatto, secondo il classico schema del “cavallo di ritorno”. A distanza di circa due mesi dall’esecuzione delle misure cautelari (alcune delle quali annullate dal Riesame), il pm Daniela Pannone ritiene completata la fase degli accertamenti: ciò apre ora la strada all’eventuale richiesta di rinvio a giudizio. A rischiare il processo sono Andi Spahiu, 25enne albanese, ora in carcere, Luigi Martire, 75enne di Casal di Principe, Luigi Giovanni De Felice, 51enne di Sparanise, Arzen Isaku, 45enne di Cancello Arnone. Ai quattro viene contestato dagli inquirenti, coordinati dal procuratore di S. Maria C.V., Pierpaolo Bruni, il reato di associazione a delinquere. Sotto inchiesta anche Salvatore Martire, detto ’o sapunar, 46enne di Casale, figlio di Luigi, e Francesco Diana, 47enne di San Cipriano d’Aversa: il primo accusato di estorsione e il secondo di tentata estorsione. Nel collegio difensivo gli avvocati Enzo Domenico Spina, Stefano Vaiano, Mirella Baldascino, Ciro Maiorano, Ignazio Maiorano e Ciro Baiano.
Secondo l’impostazione accusatoria, Spahiu avrebbe avuto il ruolo di promotore e organizzatore: avrebbe programmato i colpi, individuato le aziende da colpire, coordinato le “squadre” e curato l’occultamento dei trattori rubati, mantenendo i contatti con chi – sul territorio – si sarebbe occupato delle richieste di denaro. A Isaku, Luigi Martire e De Felice viene attribuito un apporto stabile al presunto sodalizio, con compiti operativi differenti: dai sopralluoghi e dall’esecuzione materiale dei furti fino alla fase più delicata, quella delle trattative con le vittime per la restituzione dei mezzi in cambio di soldi. Nello schema disegnato dall’accusa, Martire avrebbe curato le richieste estorsive
e la riscossione delle somme, mentre De Felice sarebbe stato uno degli interlocutori diretti degli imprenditori, incaricato di recapitare messaggi e di chiudere gli accordi. L’inchiesta ha tracciato una lunga serie di episodi che vanno dalla primavera all’estate 2024 e che ruotano attorno alle campagne del Casertano: Pignataro Maggiore, Grazzanise, Santa Maria la Fossa, Castel Volturno, Pastorano, Falciano del Massico, Mondragone, Nocelleto, Francolise, oltre ad altre località.
Il copione, stando alle contestazioni, sarebbe spesso lo stesso: nella notte ignoti si introducono nelle aziende agricole, forzano cancelli e
recinzioni, asportano trattori, escavatori e macchine operatrici di valore. Poche ore o pochi giorni dopo, qualcuno contatta il proprietario o un
suo familiare: per riavere il mezzo – è la tesi accusatoria – bisognerebbe pagare, con richieste che vanno da 4mila a 10mila euro, talvolta accompagnate dalla minaccia che il trattore, se non si accetta il “patto”, verrà bruciato. In alcuni casi, secondo gli inquirenti, il pagamento sarebbe effettivamente avvenuto; in altri, le somme non sarebbero state consegnate perché i mezzi sono stati recuperati prima o perché le vittime si sono rivolte alle forze dell’ordine. Tra i capi di imputazione compare anche un tentativo di estorsione in danno di un imprenditore, raggiunto da frasi come “mi devi dare i soldi” e “ci vuole una lezione”, episodio che avrebbe poi dato origine alla denuncia.
L’indagine, come già emerso al momento degli arresti, si è sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione e l’analisi delle immagini di videosorveglianza, che avrebbero consentito di seguire gli spostamenti di alcuni indagati, ricostruire contatti, incontri e movimenti sospetti attorno alle aziende colpite. Con la chiusura delle indagini, gli inquisiti – tutti da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile – avranno ora la possibilità di presenta- re memorie, chiedere interrogatori o produrre documenti
a propria discolpa. Solo dopo questa fase il pubblico mini- stero deciderà se chiedere il processo o avanzare richieste diverse al giudice.






















