NICOSIA – Venduti, torturati, schiavizzati nei lager al di là del mare, a pochi passi dal civile Occidente, che si è ammalato di indifferenza. E’ l’affondo feroce di Papa Francesco da Cipro, prima della preghiera ecumenica con circa 200 migranti, che gremiscono la Chiesa di Santa Croce a Nicosia. Una parte dell’edificio confina con la green-line che divide il territorio greco-cipriota dal territorio turco-cipriota nel cuore della capitale dell’isola spaccata a metà. La presidiano i caschi blu dell’Onu, la sormonta il filo spinato. Guardando quel ferro intrecciato con le spine, Bergoglio pensa a tutti gli altri che nel mondo si costruiscono per non lasciar passare i rifugiati: “Chi viene a chiedere libertà, pane, aiuto, fratellenza, gioia, chi sta fuggendo dall’odio, trova davanti un ‘odio’ che si chiama filo spinato”, dice. Ha appena terminato il discorso che aveva preparato, ma non rinuncia a un lungo sfogo ‘a braccio’.
Risponde a chi, giustamente, in Occidente si scandalizza per i campi di sterminio nazisti e comunisti, ignorando quelli che confinano chi vuole fuggire dalla fame e dalla guerra, per approdare in Europa: “Guardando voi, penso a tanti migranti che sono dovuti tornare indietro, respinti, finiti nei lager, veri lager, dove le donne sono vendute, gli uomini torturati, schiavizzati. Noi ci lamentiamo dei lager del secolo scorso, ma fratelli e sorelle, sta succedendo oggi, nelle coste vicine. Ho guardato alcune testimonianze filmate di questo. Posti di tortura, di vendita di gente”. Sente sulle spalle tutta la responsabilità di “aiutare ad aprire gli occhi” e smettere di “tacere”.
Il messaggio è chiaro ed è diretto ai leader politici che strumentalizzano il dramma, ma anche ai cittadini che si lasciano influenzare: i migranti non sono “turisti”. “Danno tutto quello che hanno per salire su un barcone di notte, senza sapere se arriveranno. È la storia di una società sviluppata che chiamiamo ‘Occidente’. Che il Signore ci svegli la coscienza”, implora.
Il peccato peggiore di chi vive in un Paese agiato, mette in guardia Francesco, è che ci si abitua ai naufragi nel Mediterraneo, come ai morti di freddo al confine tra Polonia e Bielorussia: “Questo abituarsi è una malattia molto grave e non c’è antibiotico, dobbiamo andare contro questo vizio dell’abituarsi alle tragedie”. Per sua iniziativa, il Vaticano ricollocherà per motivi umanitari 50 migranti da Cipro in Italia. Secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, le operazioni di trasferimento, ospitalità e integrazione saranno interamente a carico della Santa Sede. Un primo gruppo di 12 persone partirà già prima di Natale, gli altri seguiranno tra gennaio e febbraio. Vengono da Siria, Congo, Camerun e Iraq e tra loro ci sono anche famiglie con bambini. L’operazione sarà resa possibile grazie a un accordo tra la Segreteria di Stato, le autorità italiane e cipriote, la collaborazione con la Sezione per i Migranti e Rifugiati della Santa Sede e con la Comunità di Sant’Egidio.
Della nostra inviata Maria Elena Ribezzo