MILANO – A Tolone, in Francia, “ero sollevata per aver finalmente toccato terra, ma è stato spaventoso vedere così tanta polizia. Ed ero preoccupata per l’impatto che avrebbe avuto questo ulteriore stress sui naufraghi, già provati da un periodo così lungo in mare”. Lo dice in una intervista a Repubblica Hannah, capo del team medico della Ocean Viking della ong Sos Mediterranee, che chiede di non fornire il proprio cognome.
“Non sapevamo per quanto avremmo dovuto prenderci cura dei naufraghi a bordo, dove sarebbero sbarcati. Gestire pazienti e persone fragili inqueste condizioni è gravoso. Lascia perplessi anche trovarsi al centro di una crisi umanitaria pur essendo così vicini all’Europa”, afferma e spiega che non si sarebbe aspettata una situazione del genere. “Quando navigavamo al largo di Catania, con l’Etna in lontananza, anche i naufraghi a bordo avevano difficoltà a capire perché l’Europa li ignorasse. È stato particolarmente difficile rassicurarli quando c’era maltempo, perché non riuscivano a capire come mai un Paese europeo potesse lasciarli esposti alle intemperie e mettere a rischio la loro salute”.
Al largo della Sicilia, a Catania, “il comportamento delle autorità italiane è stato disumano, immorale e illegale. Siamo un’organizzazione marittima e umanitaria, a tutela dei naufraghi a bordo non accetteremo mai questo tipo di soluzione. E ci siamo rifiutati di esporre le persone salvate e il nostro team a una situazione del genere per ovvie ragioni di sicurezza e umanitarie. La nostra missione non è politica, il nostro unico scopo è salvare le vite delle persone in mare”.
“Abbiamo seguito alla lettera i principi del diritto del mare e le norme internazionali, dando priorità alla sicurezza dei naufraghi,dell’equipaggio e della nave. Non possiamo dire se in futuro agiremo così o in modo diverso, perché dipende da molti fattori, ma di certo ci auguriamo di non dover mai più affrontare una situazione simile”, sottolinea assicurando che “il prima possibile” la nave tornerà in mare.
(LaPresse)