BOSNIA ERZEGOVINA (LaPresse/AFP) – Corsa contro il tempo in Bosnia per scongiurare una crisi umanitaria. Migliaia di migranti che attraversano il Paese dirigendosi verso l’Europa occidentale sono accampati all’esterno, ma l’arrivo dell’inverno con temperature molto basse è imminente.
Bosnia, scongiurare una crisi umanitaria
“Siamo molto fortunati che finora il clima sia stato mite”, ha dichiarato Peter Van Der Auweraert dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). “L’obiettivo – ha aggiunto – è di fornire tetti per circa 3.700 persone che sono in transito in Bosnia, non abitazioni permanenti”. “Molti dei migranti hanno viaggiato per anni e sono desiderosi di andare avanti”, ha concluso.
Nonostante l’apertura la scorsa settimana di due nuove strutture di accoglienza, una a Bihac nel nordovest e l’altra vicino a Sarajevo, che hanno portato il totale dei posti letto disponibili a 1.700 in cinque centri, sarebbero ancora mille le persone a rischio in caso di neve, secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Le difficili condizioni di vita dei migranti
In molti hanno vissuto sotto teloni, tende e in un edificio abbandonato in un parco intorno a Bihac, città nel nordovest del Paese. Si stima che nelle ultime settimane siano arrivati fino a 200 migranti al giorno nella città e le tensioni con gli abitanti del posto sono cresciute. Contrasti con le forze dell’ordine si sono verificati la scorsa settimana quando diverse centinaia di migranti, tra cui numerose famiglie con bambini, hanno marciato verso il confine con la Croazia.
In fuga dalla guerra e dalla povertà
Durante il tragitto hanno dormito in tende sul bordo della strada per diversi giorni, rannicchiati intorno al fuoco, mentre le temperature sono scese fino a circa cinque gradi durante la notte. Lo Stato dei Balcani è diventato tappa molto battuta per accedere al Vecchio Continente per chi è in fuga dalla guerra e dalla povertà in Asia, Medioriente e Nord Africa. Secondo le autorità locali, circa 20mila persone hanno attraversato la Bosnia quest’anno in direzione Croazia.
La testimonianza di un giovane
Mohsin, un 27enne del Pakistan, racconta che aveva intenzione di lasciare presto Bihac nella speranza di raggiungere l’Italia prima dell’inverno. “Ho provato tre volte, ma ho avuto sfortuna, sono stato catturato due volte in Croazia e una volta, l’ultima volta, in Slovenia, dopo sette giorni di cammino”, ha detto all’Afp. Secondo Medici senza frontiere molti sarebbero gli abusi riportati dai migranti bloccati dalla polizia di frontiera. Alcuni hanno riferito di essere stati derubati di telefoni e denaro e di essere stati picchiati con i rami degli alberi.
Stop agli ingressi, 700 persone rimpatriate
La polizia ha annunciato la settimana scorsa che non avrebbe più permesso ingressi nella nella zona nord-occidentale del Paese. Almeno 700 persone sarebbero state rimandate a Sarajevo nei giorni passati. La decisione è stata presa a causa del “deterioramento della situazione della sicurezza”, ha detto ad AFP Snezana Galic, portavoce della polizia regionale. Risale a inizio ottobre un episodio che ha visto gli agenti sparare colpi di avvertimento in direzione del campo di Bihac dopo essere rimasti coinvolti in uno scontro tra i migranti.
“Abbiamo avuto una bella vita e l’abbiamo persa”, ha detto Majid Dayyani, un migrante iraniano accampato vicino al confine con la Croazia. “Vogliamo una vita, è troppo? Non lo è, vogliamo lasciare questo Paese, qualcuno dovrebbe ascoltarci”.