MILANO – Domani, in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell’accoglienza, si ricordano in Italia le 368 persone morte – tra cui 83 donne e 9 bambini – nel tragico naufragio al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, e quanti come loro hanno perso la vita nel tentativo disperato di trovare sicurezza e protezione in Europa. Nonostante la risposta all’emergenza attivata da quell’evento, sono ancora tanti i morti e dispersi nella rotta del Mediterraneo centrale: secondo i dati del progetto Missing Migrants di Oim, solo nel 2021 si stima siano oltre 1.100, per un totale di quasi 18.500 dal 2014 a oggi. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), l’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia (Unicef), sono presenti oggi a Lampedusa insieme alle organizzazioni della società civile, ai rappresentanti delle istituzioni governative locali e nazionali, per “eprimere vicinanza ai sopravvissuti e parenti delle vittime del naufragio del 3 ottobre e ribadire ancora una volta come salvare le vite in mare resti un imperativo umanitario”.
Le tre agenzie dichiarano di “riconoscere l’impegno profuso dal Governo italiano nel campo dell’accoglienza e l’attivazione di una risposta tempestiva alla recente emergenza Covid-19”; “ribadiscono però l’urgenza di ripristinare un’operazione efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, a oggi prevalentemente in mano all’importante lavoro delle ong, di promuovere procedure di sbarco strutturate e condivise, di individuare alternative più sicure agli attraversamenti in mare promuovendo canali regolari di migrazione e di garantire un meccanismo di redistribuzione di quanti arrivano negli Stati membri della Ue”.
Resta inoltre necessaria, sottolineano, l’identificazione tempestiva delle categorie più vulnerabili di persone, tra cui minori stranieri non accompagnati e vittime di tratta, per garantire adeguata protezione e accoglienza a chi fugge da violenza, persecuzioni e povertà.
LaPresse