Migranti: primo salvataggio della nave Emergency, a Lampedusa muore una bimba in naufragio

Salpata meno di una settimana fa da Genova per la sua prima missione, la nave Life Support di Emergency farà presto ritorno sulla terra ferma con 70 migranti a bordo soccorsi nelle acque del Mediterraneo.

Migranti a bordo della Sea Watch 3 vicino a Pozzallo (AP Photo/Valeria Mongelli)

Salpata meno di una settimana fa da Genova per la sua prima missione, la nave Life Support di Emergency farà presto ritorno sulla terra ferma con 70 migranti a bordo soccorsi nelle acque del Mediterraneo. Nessun attrito o braccio di ferro ong-Governo, questa volta. L’IMRRC, il centro per il coordinamento dei salvataggi in mare della Guardia costiera, ha concesso il ‘porto sicuro’ di Livorno per lo sbarco dei naufraghi. La decisione è stata presa in 2 ore e 10 minuti dalla richiesta presentata da Life Support ale 8.48 del mattino. Fra i superstiti a bordo dell’imbarcazione da 52 metri di lunghezza e 1.346 tonnellate di peso anche 2 bambini con meno di un anno, 24 minori non accompagnati sopra i 13 anni, 5 donne di cui una incinta al settimo mese. Tutti provenienti da Somalia, Egitto, Costa D’Avorio, Camerun, Burkina Faso e Mali. “Sono per lo più disidratati, ci sono alcuni casi di scabbia e uno di convulsioni”, afferma Paola Tagliabue, responsabile medico presente a bordo della Life Support dove sono stati allestiti sul ponte coperto da 250 metri quadrati un ambulatorio medico, i servizi igienici, i posti letto e le sedute. L’operazione di salvataggio è avvenuta all’alba in zona Sar libica mentre si trovavano alla deriva su “una barca di legno di circa 7 metri”, spiega Carlo Maisano a capo del Progetto Sar di Emergency, e dopo la segnalazione giunta alla ong da Alarm Phone. La Guardia costiera di Tripoli ha assistito alle operazioni per poi recuperare e affondare il barchino su cui viaggiavano.Nelle stesse ore un gruppo di 43 migranti è stato soccorso in mare aperto dalla Guardia di Finanza a largo di Lampedusa. Non ce l’ha fatta una bambina di 2 anni ricoverata d’urgenza in gravissime condizioni al Poliambulatorio dell’isola. È morta poco dopo, mentre si è salvato ed è in buone condizioni stabili un altro piccolo che era stato intubato. Sono in corso le identificazioni. Viaggiavano su un barchino in ferro partito dalla Tunisia che un investigatore che indaga sul naufragio definisce “bara navigante”.Sullo sfondo della cronaca si preparano le scelte politiche sul dossier immigrazione e la nuova stretta ‘anti Ong’ del Governo. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha annunciato nel weekend alla festa per i 10 anni di Fratelli d’Italia a Roma nuove misure amministrative e non penali per contenere la libertà d’azione degli umanitari. Circola l’ipotesi di un nuovo codice di condotta – come ai tempi del ministro Marco Minniti al Viminale – con il quale non concedere il porto a chi effettua più operazioni di salvataggio e non chiede da subito di essere indirizzato in un luogo sicuro. Più potere sanzionatorio a chi vìola le regole in mano ai Prefetti delle città costiere, forse anche quello di una confisca preventiva della nave. Si tratterebbe di una decisione che ricalcherebbe rafforzando l’impianto del ‘decreto sicurezza bis’ del maggio-giugno 2019 con Matteo Salvini ministro dell’Interno e Piantedosi capo di gabinetto al Viminale. L’articolo 2 di quella norma avrebbe previsto proprio la “sanzione accessoria della confisca della nave” a chi avesse violato il “divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane notificato al comandante” oltre alle multe agli armatori.

Di Francesco Floris

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