Migranti, Putin: “Crisi Bielorussia? Noi non c’entriamo”. E si smarca da Minsk sul gas

"Voglio che tutti lo sappiano. Noi non abbiamo niente a che fare"

MILANO – “Voglio che tutti lo sappiano. Noi non abbiamo niente a che fare” con la crisi dei migranti al confine tra Bielorussia e Polonia. Vladimir Putin smentisce in un’intervista tv le accuse lanciate nei giorni scorsi alla Russia – dalla Polonia prima e da altri Paesi occidentali poi – secondo cui ci sarebbe Mosca dietro la situazione ai confini orientali dell’Ue, perché lavorerebbe con Alexander Lukashenko per orchestrare l’invio di migranti alle porte del blocco. Il presidente russo anzi rilancia contro i Paesi occidentali la responsabilità: “È importante ricordare da dove originano le crisi migratorie. È la Bielorussia che ha scoperto questi problemi? No, ci sono ragioni che sono state create da Paesi occidentali, inclusi i Paesi europei”, dice riferendosi alle politiche dell’Occidente in Medioriente.

La Russia, che pur nei giorni scorsi ha mandato suoi paracadutisti in Bielorussia per esercitazioni congiunte al confine con la Polonia, in segno di appoggio a Minsk, si chiama fuori dalla matassa e suggerisce che Lukashenko e la cancelliera tedesca Angela Merkel “sono pronti a parlarsi”. Poi fa un chiarimento sul gas, lanciando un avvertimento alla Bielorussia: se Lukashenko bloccasse il gas russo diretto verso l’Europa (come ha minacciato di fare) “sarebbe una violazione del nostro contratto di transito”. “Spero che non arriverà a questo”, prosegue il leader del Cremlino, promettendo che ne parlerà con il collega.

Intanto è drammatica la situazione dei migranti bloccati al confine. Sul lato polacco, nei boschi vicino alla frontiera con la Bielorussia, è stato trovato il corpo di un giovane siriano di circa 20 anni, che porta a nove i morti di questi giorni. E sul lato bielorusso un grande numero di migranti si trova in un accampamento di fortuna. Le autorità polacche registrano tentativi quotidiani da parte dei migranti di superare la frontiera e non ci sono segnali che la situazione possa sbloccarsi a breve: l’agenzia di stampa bielorussa Belta riporta che Lukashenko oggi ha ordinato all’esercito di allestire tede al confine per la raccolta e la distribuzione di cibo e altri aiuti umanitari ai migranti.

Il regime di Minsk da mesi incoraggia l’immigrazione illegale facendo arrivare migliaia di migranti ai confini degli Stati membri Ue di Polonia, Lituania e Lettonia. Tutti e tre questi Paesi stanno rafforzando i loro confini provando a bloccare la nuova rotta migratoria che si è aperta e la situazione si sta facendo sempre più pericolosa dal punto di vista umanitario visto che l’inverno si avvicina. L’Ue accusa Lukashenko di avere creato una nuova rotta migratoria per vendicarsi delle sanzioni Ue imposte contro Minsk dopo la brutale repressione delle proteste del 2020, in cui i manifestanti contestavano la rielezione dello stesso Lukashenko denunciando brogli alle urne. Le sanzioni sono state poi inasprite dopo che a maggio un aereo passeggeri che volava dalla Grecia alla Lituania fu deviato dalla Bielorussia verso Minsk per arrestare il giornalista dissidente Raman Pratasevich. Il leader bielorusso, furioso, promise che non avrebbe più rispettato un accordo per arginare l’immigrazione illegale, sostenendo che le sanzioni Ue avessero privato il suo governo dei fondi necessari a contenere i flussi. Così aerei carichi di migranti da Iraq, Siria e altri Paesi del Medioriente cominciarono ad arrivare in Bielorussia.

LaPresse

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