Roma, 17 mar. (LaPresse) – La Polizia di Catania ha arrestato due persone accusate di tratta di persone in danno di connazionali e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in concorso tra loro e con altri soggetti in Libia e in Nigeria.
I reati sono aggravati dalla transnazionalità e dall’aver esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate, che venivano fatte imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti privi di ogni necessaria dotazione di sicurezza e di avere agito al fine di reclutare persone da destinare alla prostituzione e all’accattonaggio.
L’inchiesta, condotta dalla Squadra Mobile di Catania e dalla Squadra Mobile di Trento, con il coordinamento della Dda, è iniziata dopo la testimonianza dalla responsabile di un Centro di Accoglienza su alcune minori giunte presso il Porto di Catania l’ 11 ottobre 2017, a bordo della nave della Marina Militare francese “Ducuing”, insieme ad altri 134 migranti di varie nazionalità.
E’ stato individuato un gruppo di trafficanti legati da rapporti di parentela, dislocati tra la Nigeria e Italia, dedito al reclutamento e al trasferimento in Italia di giovanissime connazionali.
Le ragazze, estremamente vulnerabili per la minore età, per il basso livello di istruzione e l’estrema povertà, venivano destinate alla prostituzione nella provincia di Trento.
La madame che gestiva l’attività, aveva l’incarico di curare l’immissione delle vittime nel circuito della prostituzione su strada per assicurarne la “messa a reddito”.
Il ricorso al rito ‘Ju Ju’ e anche al più temuto rito ‘Aielallà’ veniva effettuato dalla madame anche nelle fasi successive al reclutamento soprattutto nel caso in cui le ragazze riuscivano a scappare”, spiega la polizia in una nota. Da alcuni dialoghi sarebbe emersa, proseguono gli investigatori, “l’estrema crudeltà della donna che progettava di far sapere alle ragazze che avrebbero dovuto pagare il proprio debito non più alla madame ma al voodoolista che le aveva sottoposte al rito esoterico, rappresentando l’uomo come colui che aveva il dominio sull’anima della giovani vittime. Tale rito sarebbe stato applicato anche ai familiari in Nigeria in modo da pressarle psicologicamente ancora di più”.
Tra i casi emersi nel corso delle indagini, anche quello di un connazionale che era stato “reclutato e sottoposto al rito Ju Ju, per obbligarlo al pagamento di un debito, quindi lo avevano trasferito in Italia al fine di destinarlo all’accattonaggio e appropriarsi delle somme così percepite dal giovane”. Lo spessore criminale di uno dei fermati è stato confermato da un video dallo stesso pubblicato su Youtube, che lo ritraeva con in mano uno scettro, rinvenuto dagli investigatori in occasione dell’esecuzione del fermo, mentre si muoveva e ballava tenendo in mano un mazzo di banconote che lasciava cadere con indifferenza a terra, ostentando la ricchezza accumulata.