Milano, truffa alle banche e sui fondi Covid: 21 arresti, 40 milioni sequestrati

LaPresse31-03-2012 Firenze, Italia cronaca Blitz della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle Entrate su Ponte Vecchio a Firenze, per controlli fiscali alle botteghe orafe. L'operazione è scattata stamani e ha riguardato la verifica di scontrini e ricevute fiscali. Nella Foto: La Guardia di Finanza su Ponte Vecchio

MILANO – Gli accertamenti svolti durante l’emergenza Covid-19 hanno permesso di individuare 8 società, con sedi nelle province di Milano, Monza e Piacenza, che hanno chiesto alle banche sei finanziamenti, garantiti dal Fondo centrale di garanzia Pmi in base al decreto Liquidità per oltre 224mila euro, nonché 6 “contributi a fondo perduto” previsti dal decreto Rilancio, dal decreto Agosto, nonché dai dl Ristori e Ristori bis, per un importo complessivo di oltre 61 mila euro, confluiti sui conti correnti oggetto del sequestro. È quanto fanno sapere i finanzieri del Comando provinciale di Milano, che hanno scoperto un’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, alla truffa sia ai danni degli istituti di credito che sui finanziamenti e contributi pubblici per il covid, alla bancarotta fraudolenta e all’autoriciclaggio e, in esecuzione di una ordinanza del gip del tribunale di Monza, con 21 arresti e sequestri di beni e valori per circa 40 milioni di euro.

Ciascuna compagine, secondo quanto emerso dalle indagini, ha utilizzato numerose società (complessivamente 42 con sede nelle province di Milano, Monza, Como, Pavia, Bergamo e Piacenza) intestate a sodali o alle cosiddette ‘teste di legno’ che negli anni dal 2013 al 2018 hanno emesso – sia tra loro che a beneficio di società esterne al sodalizio – fatture false per oltre 100 milioni di euro. Una parte di tali fatture, oltre che per frodare il fisco, sarebbe stata utilizzata anche per truffare istituti di credito ottenendo illecitamente finanziamenti e anticipi su fatture. A questo fine, stando a quanto ricostruito, i responsabili presentavano queste richieste di finanziamento o di anticipi corredandole con bilanci creati ad hoc e ‘gonfiati’ attraverso l’utilizzo di fatture false che consentivano di far apparire floride le società richiedenti, in realtà prive di una qualsiasi struttura operativa.

Gli oltre 40 finanziamenti ricevuti, per l’importo complessivo di più di 8 milioni di euro, di cui circa 4 milioni garantiti dallo Stato con fondi del ministero dello Sviluppo economico sono stati ottenuti anche grazie alla intermediazione di due promotori finanziari – anche loro tratti in arresto – consapevoli del meccanismo fraudolento e della reale consistenza delle società richiedenti.

Secondo la Gdf, le società coinvolte, inoltre, una volta che accumulavano ingenti debiti verso l’Erario e gli istituti di credito, venivano progressivamente lasciate fallire e rimpiazzate con altre, mentre il denaro provento dell’attività delittuosa veniva drenato con prelievi in contanti ovvero mediante bonifici, apparentemente giustificati per il pagamento di fatture (false) in favore di ulteriori società riconducibili agli stessi soggetti, che distraevano tali fondi anche per propri acquisti di beni di varia natura. In particolare, stando a quanto accertato dai finanzieri, con questi fondi illeciti il pluripregiudicato ha acquistato, per il tramite di una impresa intestata alla figlia, la totalità delle quote di una S.p.A. che ha rilevato il ramo d’azienda di una società, all’epoca in concordato preventivo, che curava il packaging di frutta e di ortaggi per la grande distribuzione organizzata. Nel corso dell’operazione, sono stati scoperti e sequestrati un’arma, risultata rubata e detenuta dal pluripregiudicato, nonché orologi di lusso.

(LaPresse)

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