NAPOLI – I richiami al gruppo mafioso di cui ha fatto parte, l’invito agli affiliati (che avrebbero lasciato la prigione prima di lui) di vendicarlo e l’aver inviato alla redazione del giornale la lettera, contenente gli orrendi avvertimenti, mentre era recluso nella prigione Pagliarelli di Palermo: sono questi gli elementi che per Luciana Crisci, giudice del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, attestano la mafiosità della minaccia di morte rivolta da Giovanni Cellurale a Maria Bertone, direttore dei quotidiani Cronache di Caserta e Cronache di Napoli. Per tale condotta, Cellurale, esponente della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, lo scorso gennaio, su richiesta del pm Fabrizio Vanorio, è stato condannato, in primo grado, ad un anno e sei mesi di reclusione e nelle scorse ore il palazzo di giustizia ha reso note le motivazioni della sentenza.
“Minacce gravi di morte”: sono le parole usate dal giudice per descrivere quelle che il ras ha destinato a Bertone. E ad alimentare la pericolosità della macabra invettiva, ha chiarito, la consapevolezza da parte del direttore di Cronache che Cellurale “fosse una figura di spicco del clan dei Casalesi, tanto che il suo giornale aveva dato risonanza alla sua condanna all’ergastolo, alcuni anni prima”. La circostanza ha fatto sì che su Bertone venisse esercitata “una più forte pressione psicologica, in quanto la minaccia proviene da un soggetto che gravita nella sfera dell’associazione di tipo mafiosa”.
“La percezione che si instaura nella mente della vittima – ha commentato Crisci – generata dalla comprensione del messaggio, anche implicito, veicolato dall’autore della richiesta, deriva dalla consapevolezza delle ampie possibilità di ritorsione che l’associazione mafiosa è in grado di attivare in danno all’offeso”.
Il giudice ha pure evidenziato come l’imputato nello scritto “non mancava di fare espresso richiamo al suo gruppo criminale”, precisando che se prima di lui il carcere fosse stato lasciato da altre persone a lui legate avrebbero provveduto loro “a sparare dieci colpi in bocca al direttore e alla sua famiglia”.
Dall’analisi della missiva indirizzata a Bertone, ha proseguito Crisci, “emerge con chiarezza l’esplicito contenuto gravemente minatorio, atteso che nella missiva si legge che l’autore della medesima l’avrebbe fatto saltare in aria. Ebbene, queste minacce di morte non possono che ritenersi gravi, atteso che provenivano da un detenuto noto al destinatario in quanto affiliato dell’efferato clan camorristico dei Casalesi”. Per il Tribunale di S. Maria Capua Vetere, infine, non possono nutrirsi dubbi, “sul fatto che l’autore della missiva sia stato l’imputato, che ha confessato di esserne stato il redattore in sede di interrogatorio e che effettivamente, come accertato dai carabinieri esaminando l’elenco della corrispondenza in uscita dal carcere Pagliarelli, in data 15 agosto 2021 indirizzava la lettera al giornale Cronache di Caserta”.
Nel processo a carico di Cellurale, innescato dall’indagine condotta dai carabinieri, Bertone è stata assistita dall’avvocato Gennaro Razzino. Si sono costituiti parte civile la cooperativa Libra, che edita Cronache, e l’Ordine dei Giornalisti della Campania, presieduto da Ottavio Lucarelli.
La lettera di morte inviata dall’ergastolano
La mancata pubblicazione di una sua lettera: sarebbe stato questo, sostiene l’accusa, l’elemento che ha innescato la furia di Giovanni Cellurale. Mentre era recluso nella casa circondariale Pagliarelli di Palermo, aveva inviato una missiva al giornale Cronache di Caserta. Il documento, però, a suo dire, non venne preso in considerazione. E così reagì con rabbia vergando un’altra missiva, indirizzata al direttore del quotidiano, che la redazione di Cronache di Caserta ricevette il 26 agosto 2021. “Spero di vero cuore che al più presto uscirò, così ti faccio saltare in aria perché sei un grandissimo balordo”, “Ti giuro che il giorno che uscirò ti vengo a sparare in bocca”, “Lo dico a tutti, se qualcuno esce prima di me, ti dovrebbe sparare 10 colpi tutti i bocca”: sono alcune delle frasi che Cellurale mise nero su bianco nella lettera indirizzata a Maria Bertone.
L’autore della missiva oggi 50enne, è legato alla fazione bidognettiana dei Casalesi: sta scontando in cella l’ergastolo per omicidio con l’aggravante mafiosa.
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