CASERTA – Il caso ‘La Torre’ arriva in Parlamento. Le minacce del boss dei ‘Chiuovi’ lanciate dal carcere a magistrati e giornalisti saranno oggetto di un’interrogazione: a presentarla alla Camera sarà l’onorevole Michela Rostan.
La deputata di LeU
“Esprimo la mia solidarietà al giornalista Giuseppe Tallino e a tutta la redazione del quotidiano ‘Cronache’ per gli attacchi e le minacce subite dal boss Augusto La Torre che, attraverso il suo avvocato, ha rilasciato un’intervista con toni inaccettabili”. La deputata e vicecapogruppo alla Camera di Liberi e Uguali (partito guidato da Pietro Grasso, ex capo della Direzione Nazionale Antimafia) vuole che il Parlamento accenda i riflettori sugli inquietanti messaggi diffusi dal capoclan attraverso una lettera consegnata ad un giornale online casertano.
“Mi riservo di presentare in tempi rapidi – continua la parlamentare – un’interrogazione sulla vicenda al Ministro della Giustizia. Che un detenuto, transitato per il 41 bis, condannato per gravi reati, possa lanciare dal carcere messaggi inquietanti all’indirizzo di magistrati, come il pm Alessandro D’Alessio, e di giornalisti, come il cronista Giuseppe Tallino, appare davvero incomprensibile. Tanto più che il dominio camorristico dei La Torre sembra tutt’altro che tramontato, visti alcuni ultimi sviluppi giudiziari. Seguiremo attentamente la vicenda anche in ragione delle tante battaglie fatte in questi anni da giornalisti e magistrati contro la barbarie camorristica. Chiederò al Ministro di accertare se qualcosa nelle misure di sicurezza per la detenzione di La Torre non abbia funzionato e di verificare a fondo il tema delle minacce a magistrati e giornalisti, ai quali bisogna garantire serenità nel lavoro e massima protezione e vicinanza”.
La senatrice Paola Nugnes (M5S)
Ma è trasversale il sostegno e la vicinanza espressa dai parlamentari al cronista e ai pm minacciati da Augusto La Torre. “Non possiamo esimerci dall’esprimere piena solidarietà al giornalista Giuseppe Tallino e ai magistrati ingiustamente ingiuriati dalle sue dichiarazioni”. A parlare, infatti, è Paola Nugnes, senatrice del Movimento 5 Stelle. “Soggetti già dichiarati colpevoli dalla giustizia riescono a dettare l’agenda della cronaca diventandone così massicciamente protagonisti, lanciando messaggi inquietanti, dando giudizi e lanciando accuse verso magistrati e giornalisti anche dal carcere: quanto siamo responsabili noi, come società civile, di tutto questo? Come è possibile che un boss, Augusto La Torre di Mondragone, già al 41 bis e poi collaboratore di giustizia ‘a tempo’, possa fare proclami ingiuriosi a mezzo stampa?
Siamo noi – si è chiesta la senatrice – come società, responsabili di costruire continuamente personaggi, spesso negativi, e di consegnare loro un potere che altrimenti non avrebbero?”.
La deputata della Lega Pina Castiello
Sulle frasi pericolose proferite da La Torre è intervenuta pure Pina Castiello, deputata della Lega. “Faccio mie le parole del presidente dell’ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, ed esprimo, anche da collega, oltre che da rappresentante parlamentare, convinta solidarietà al giornalista di Cronache di Caserta, Giuseppe Tallino, per i recenti attacchi subiti da un pentito di camorra. Allo stesso modo, intendo affermare i sensi della mia personale stima al sostituto procuratore della Dda, Alessandro D’Alessio, e al Procuratore capo della Procura di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone, destinatari di parole e giudizi non meno disdicevoli per bocca del medesimo pentito, e che tuttavia non scalfiscono neppure la reputazione di encomiabili servitori dello Stato che questi due magistrati hanno saputo guadagnarsi sul campo. Quella del magistrato e del giornalista sono professioni imprescindibili per la tenuta stessa dello stato democratico.
Il compito di una società civile – ha concluso la deputata – deve essere quello di condividerne impegno e passione”.
L’inchiesta
Sul caso ‘La Torre’ intanto è al lavoro anche la Procura. Gli inquirenti vogliono valutare le modalità che hanno consentito alla missiva, scritta dal boss, di uscire dalla prigione di Ivrea e trasformarsi in un’intervista pubblicata integralmente su un sito di informazione. Senza alcun controllo, senza alcuna autorizzazione. Augusto La Torre, 56 anni, in carcere dal 1996, sta scontando trenta anni di galera per omicidi e altri reati. E’ un ex collaboratore di giustizia. La fine della pena è prevista tra due anni.