SAN CIPRIANO D’AVERSA – Il cimitero ‘vecchio’ chiuso e inagibile e i lavori per ampliare il nuovo che procedono a ritmo lento. Da troppo tempo Nicola Di Puorto non può accendere un cero sotto le tombe dei propri cari. E’ costretto a salutare le persone che amava e che non ci sono più dal cancello della struttura. E da mesi è pure in attesa di poter dare degna e stabile sepoltura ad un altro suo congiunto. Se aveva deciso di recarsi in Municipio per confrontarsi con il capo dell’area Tecnica, era per avere informazioni proprio sui due camposanti. Tema caro a tantissimi sanciprianesi.
Il faccia a faccia
Di Puorto era riuscito a farsi ricevere dall’architetto Antonio Aversano, responsabile del settore. Ma il faccia a faccia tra i due non è stato sereno. Dopo pochi minuti, infatti, i toni si sono alzati e il clima è diventato pesante. E a questo punto, il dirigente, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, ha invitato il cittadino a lasciare la stanza. Di Puorto, vistosi messo alla porta, si sarebbe lasciato andare ad una reazione violenta, arrivando a minacciare di morte Aversano. Ad evitare che lo scontro verbale degenerasse in un’aggressione fisica sono stati gli altri dipendenti dell’Ente che, messi in allarme dalle grida, sono intervenuti. Poco dopo sul posto sono giunti anche i militari dell’Arma che hanno ammanettato Di Puorto e, su disposizione del pubblico ministero, sottoposto ai domiciliari.
La decisione del giudice
Ieri si è celebrata l’udienza di convalida, ma il giudice Marina Napoletano del Tribunale di Napoli Nord non ha ratificato l’arresto, ravvisando che non ci fosse flagranza. Quando sono arrivati i militari, il sanciprianese non si trovava più nell’ufficio di Aversano, dove si sarebbe consumata il reato, ma al piano terra della casa comunale. Al momento a Di Puorto viene contestata la minaccia a pubblico ufficiale con lo scopo di costringerlo (Aversano) “a fare un atto contrario ai propri doveri o ad omettere un atto dell’ufficio o del servizio”. Non è da escludere però che nei prossimi giorni, il pm Vincenzo Savoia, titolare dell’inchiesta, modifichi l’ipotesi il titolo di reato. Di Puorto, adesso assistito dall’avvocato Domenico Della Gatta, negli anni scorsi è stato coinvolto in due indagini della Dda di Napoli. Era stato accusato di aver tenuto armi e tentato di estorcere denaro in nome del clan dei Casalesi. Condotte per le quali è stato condannato con sentenza irrevocabile, ma con l’esclusione dell’aggravante mafiosa.
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