AVERSA – Livio Graziano, sacerdote di 50 anni, è finito in carcere con un’accusa pesantissima: il gip del Tribunale di Avellino lo ritiene gravemente indiziato di atti sessuali con un 13enne. Ieri mattina a notificargli l’ordinanza cautelare, emessa su richiesta della Procura, e a portarlo in prigione sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Avellino.
L’indagine è stata avviata a seguito della denuncia presentata ai militari dell’Arma dal genitore della vittima.
Le violenze, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti di Avellino, coordinati dal procuratore Domenica Airoma, si sarebbero consumate nella struttura gestita da Graziano che aveva dato ospitalità al minore.
Il prete, 50enne, originario della città normanna e alle dipendenze proprio della Diocesi di Aversa, dopo aver trascorso alcuni anni in ritiro spirituale presso il santuario di Montevergine, aveva aperto in provincia di Avellino un ufficio di consulenza nutrizionista. Successivamente aveva fondato anche la cooperativa sociale ‘Effatà, Apriti’ con sede a Prata di Principato Ultra che recentemente era stata visitata anche da un’attrice famosa.
Il 50enne è stato legato per molto tempo anche al Litorale domizio: a Castelvolturno, infatti, Graziano, dal 1997 cappellano della congregazione ‘Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore’, aveva messo in piedi nel 2004 la comunità ‘educativa di tipo familiare’ Ama. Nelle prossime ore il sacerdote affronterà l’interrogatorio di garanzia con il gip che ha disposto il suo arresto.
“Solidarietà alla vittima e fiducia nella giustizia”
Un’accusa gravissima che, se dimostrata, andrà a riempire l’ennesima pagina non felice della comunità ecclesiastica casertana. Ed è per tale ragione che l’arresto di don Graziano non ha lasciato indifferente la Diocesi di Aversa guidata da monsignor Angelo Spinillo (nella foto) che sul caso ha deciso di intervenire con una nota ufficiale. “Sebbene incardinato in questa Diocesi da ormai molti anni – si legge nel documento -, il sacerdote aveva intrapreso un suo percorso di attività personali che esulavano dalla vita e dalla pastorale di questa comunità ecclesiale. Esprimendo grande solidarietà e vicinanza a chi è stato vittima della violenza, la Diocesi attende con fiducia che l’azione investigativa dei competenti organi giudiziari faccia il suo corso e nella preghiera affida ogni fratello e sorella alla carità di Dio.
Il caso di don Mottola e gli esorcismi di Barone
Per ora c’è la tesi della Procura di Avellino e la sua analisi fatta dal gip: all’eventuale processo il compito di accertare se realmente Livio Graziano abbia o meno violentato un 13enne. Seppur alle battute iniziali, la storia giudiziaria del 50enne chiama inevitabilmente alla mente quella di don Michele Mottola (nella foto in alto), altro sacerdote della diocesi di Aversa che nel novembre 2019 venne arrestato con l’accusa di aver abusato di una minore di 13 anni. Mottola, originario del napoletano, fino a maggio di 2 anni (quando fu sospeso proprio dalla diocesi di Aversa) fa aveva guidato la parrocchia di Trentola Ducenta. In primo grado è stato condannato a 9 anni di reclusione.
Prima ancora del caso Mottola, la diocesi normanna era stata indirettamente travolta dalla vicenda che aveva visto protagonista l’ormai ex prete Michele Barone (nella foto in basso), di Casapesenna, accusato di aver sottoposto una minore di Maddaloni a riti di esorcismo, non autorizzati, sfociati in maltrattamenti e lesioni. Barone è accusato pure di violenza sessuale, ma in primo grado da questa imputazione è stato assolto: a valutarla ora, dopo il ricorso della Procura di S. Maria C.V. sarà la Corte d’appello di Napoli.