Mondragone. Data alle fiamme Villa Giuffrida. I titolari: “Perso qualcosa di caro per cattiveria e invidia

Il rogo avrebbe origine dolosa: appiccato dai malviventi tra venerdì e sabato notte poco dopo la chiusura del locale

MONDRAGONE – Rogo in località Incaldana. Nella notte tra ieri e venerdì le fiamme hanno distrutto parte di ‘Villa Giuffrida’. L’immobile, che da oltre un anno si è trasformato in un agriturismo, si trova in una traversa di via Appia Antica e lì, poco dopo le 3, sono giunti i caschi rossi per sedare l’incendio. Purtroppo, i danni determinati dalle fiamme, nonostante l’intervento dei vigili del fuoco, sono stati ingenti.
Stando ai primi rilievi eseguiti, l’incendio avrebbe natura dolosa: dietro ci sarebbe la mano dell’uomo. E lo scenario che adesso appare più probabile (ma, logicamente, dovrà essere vagliato dall’attività investigativa) è che dei soggetti avrebbero atteso la chiusura dell’attività, gestita dalla famiglia Di Ponio, per penetrare all’interno e appiccare il fuoco.
Sul caso indagano i carabinieri del Reparto territoriale di Mondragone, diretti dal tenente colonnello Antonio Bandelli.
Se dovesse essere confermata la natura dolosa del rogo, sarà necessario tracciare il movente. Perché Villa Giuffrida è stata incendiata? Per ora è impossibile escludere piste: dall’azione dettata da ‘questioni personali’ al dispetto (per invidia) passando per l’intimidazione o la ‘punizione’ per non aver detto sì a un’eventuale richiesta di pizzo. Ed è quest’ultima ipotesi che fa paura. Se dovessero saltare fuori elementi a suo sostegno, significherebbe che è realmente riemersa una mafia intenzionata ad andare oltre al business della droga, rituffandosi su quello delle estorsioni.
Nelle scorse settimane, infatti, abbiamo dato notizia che alcuni soggetti vicini al gruppo La Torre, rinvigorito da (più o meno) recenti scarcerazioni, si sarebbero dedicati a chiedere denaro in nome del clan ad alcuni uomini d’affari (alcuni di loro connessi al business dell’ortofrutta) non solo presenti nella zona di Mondragone, ma anche tra Carinola e Falciano del Massico.
Non ci sono elementi ora per mettere in relazione il ritorno di questa frangia malavitosa con l’episodio che ha portato alla distruzione di Villa Giuffrida: agli investigatori il compito di verificare ogni possibile traccia.

“Abbiamo perso una cosa cara per cattiveria e gelosia”

Chi ha fatto sentire la propria voce a qualche ora di distanza dall’incendio è stato Teodoro Di Ponio, figlio del patron dell’agriturismo ‘Villa Giuffrida’ (nella foto prima dell’incendio), Salvatore: “Abbiamo perso una cosa importante, sacrifici, sudore e passione per la cattiveria, per la gelosia. Non si sa. Ma ripartiamo da zero di nuovo e prometto di arrivare ancora a cento con la stessa passione, con sudore e sacrificio”. A gestire la villa ora sono i Di Ponio, ma le mura della villa, invece, sarebbero riconducibili al nucleo familiare di un commerciante originario di Mondragone, ma residente a Napoli (il professionista, a quanto pare, risulterebbe coinvolto in un’inchiesta resa nota l’anno scorso, condotta dalla Procura di Asti, tesa a smascherare una presunta maxi truffa da un miliardo e mezzo relativa a bonus edilizi).
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