ROMA – Governo e opposizioni devono guardare a un futuro che già “scrive sulle pagine del nostro presente”. E’ necessario che si abbandonino i “toni aspri”, che stanno segnando questa stagione politica, col fine ultimo di “adoperarsi per risolvere i tanti problemi anche gravi che ancora attendono soluzioni guardando oltre il contingente e la mera ricerca del consenso”. E’ forte il richiamo ai partiti del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante il suo discorso per il tradizionale scambio di auguri natalizi al Quirinale con le alte cariche dello Stato.
Tutto il governo schierato nel salone dei Corazzieri
Il premier Giuseppe Conte, dopo la cerimonia, si ferma a parlare con Mario Draghi, vera star di questo appuntamento al Colle prima delle festività. Il capo dello Stato è netto, in un intervento forse tra i più asciutti tra quelli pronunciati durante il suo mandato. Parla di giovani, di clima e soprattutto pone in cima all’agenda delle priorità del Paese la piaga della disoccupazione. “La prolungata fase di debolezza dell’economia ha inciso pesantemente sull’apparato produttivo del nostro Paese, con pesanti conseguenze occupazionali e gravi fenomeni di disgregazione sociale – dice – Ecco la missione per cui combattere e il nemico da sconfiggere insieme: il lavoro che manca, quel lavoro indicato come fondamento della nostra Repubblica”.
Senza “lungimiranza” e capacità di confrontarsi, con una sana propensione al dialogo costruttivo, è difficile fare il bene di tutti i cittadini garantendo “la libertà e i diritti degli altri, delle minoranze”. Lo scenario politico che Mattarella ha di fronte, è evidente, non gli piace. E il suo monito lo traduce rispolverando un concetto già espresso, ma sempre attuale, dallo statista Aldo Moro: “Anche se talvolta profondamente divisi… sappiamo di avere in comune, ciascuno per la propria strada, la possibilità e il dovere di andare più lontano e più in alto. Non è importante che pensiamo le stesse cose”, invece è di straordinaria importanza – scriveva – la “comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo”.
Non è un caso che davanti a tutti i componenti dell’esecutivo e a diversi esponenti delle opposizioni – anche se del centrodestra è presente solo Giorgia Meloni (assenti Matteo Salvini e Silvio Berlusconi) – Mattarella cita Moro rimarcando come l’esponente della Dc “aveva ben presente il grave pericolo-purtroppo confermato dagli eventi successivi che corre una società attraversata da leggere azioni profonde”. Riferendosi agli anni di Piompo, al terrorismo che ne fece uno delle sue vittime eccellenti.
Il richiamo alla responsabilità dei doveri istituzionali, per chi amministra la cosa pubblica, è necessaria soprattutto in un momento “di cambiamento vorticoso e inedito”. Scenari nefasti sono sempre dietro l’angolo e il rispetto “rappresenta il più efficace antidoto all’intolleranza, fioriera di conseguenze negative”. Un discorso di sostanza, che traccia il percorso che i partiti dovrebbero seguire, come faro che illumina una via, dove le ombre vincono su una flebile luce.
Quella del presidente è infatti una ricognizione su tutti i temi essenziali del vivere comune, come il clima, rilanciando “la necessità di definire una nuova idea di cura del territorio e della sua difesa, basata sulla prevenzione del rischio, e non centrata sulla fase d’emergenza. Prevenire è un dovere”. Ma anche le donne, che faticano a raggiungere i vertici apicali di istituzioni, aziende e società civile: “Questo è uno straordinario fattore di crescita e equilibrio. Stiamo compiendo passi avanti anche se non ancora stiamo vicini al traguardo”.