Monza, 21 mag. (LaPresse) – Tangenti per nascondere l’irregolarità di alcuni lavori pubblici e fatture emesse per operazioni inesistenti per un ammontare di circa 95 milioni di euro, con distrazioni patrimoniali per un valore di 234 milioni di euro. Ventuno persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Monza in esecuzione di un’ordinanza per associazione a delinquere finalizzata a reati tributari e fallimentari, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio. L’operazione, per cui sono scattate 30 misure cautelari, ha riguardato le province di Monza e Brianza, Milano, Lecco, Reggio Calabria, Bologna e Asti. Tra gli arrestati ci sono anche un ex magistrato e due avvocati: 9 indagati sono finiti in carcere, 12 agli arresti domiciliari, uno ha avuto l’obbligo di dimora, 5 l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e 3 il divieto di esercitare attività professionali o imprenditoriali per la durata di 12 mesi.
L’inchiesta, chiamata Domus Aurea e coordinata dal pm di Monza Salvatore Bellomo, è nata da un esposto, presentato nell’ottobre 2014, presso la Procura della Repubblica di Monza su un presunto episodio corruttivo, risalente al 2010, riguardante un comune brianzolo. Su delega della locale autorità giudiziaria, le fiamme gialle hanno iniziato accertamenti, anche di natura tecnica, rilevando una pluralità di condotte illecite, sia di carattere fiscale sia in materia fallimentare, poste in essere nella gestione di circa 40 società appartenenti ad un gruppo societario facente capo ad un noto imprenditore edile operante nella provincia di Monza e Brianza. L’esame della documentazione amministrativo-contabile sequestrata nel corso delle perquisizioni effettuate dai Finanzieri presso le sedi delle società coinvolte, unitamente agli accertamenti bancari ed alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno permesso di appurare come l’imprenditore arrestato avesse, nel corso degli anni, organizzato la propria struttura aziendale grazie all’apporto qualificato di professionisti e consulenti compiacenti, nonché avvalendosi di una folta schiera di ‘prestanome’, al fine di occultare la reale riconducibilità dei propri beni.
L’attività investigativa ha accertato l’emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da parte delle società dell’imprenditore per un ammontare di circa 95 milioni di euro. Si sono anche verificate distrazioni patrimoniali per un valore pari a circa 234 milioni di euro.
Nel corso delle indagini, i militari del Gruppo di Monza hanno ricostruito, tra l’altro, una serie di operazioni societarie fraudolente per preservare dalle pretese dei creditori il patrimonio di una delle società riconducibili all’imprenditore, costituito da un prestigioso albergo di Venezia, il quale, dopo una serie di passaggi societari, è stato infine trasferito ad una nuova società, costituita ad hoc, legalmente rappresentata dalla segretaria e storica collaboratrice dell’arrestato. Per impedire il perfezionamento della distrazione, ad aprile 2017, i finanzieri hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura di Monza, cautelando le quote della predetta società per un valore stimato di oltre 75 milioni di euro, quale prodotto e o profitto della bancarotta fraudolenta. Il sequestro è stato poi convalidato dal gip e confermato sia dal Riesame che, a febbraio scorso, dalla Corte di Cassazione.