Roma, 16 mar. (LaPresse) – Quarant’anni di ricostruzioni, dubbi e dolore. E una certezza: l’Italia dopo quel 16 marzo 1978 non fu mai più la stessa. Nel giorno delle celebrazioni del 40esimo anniversario del rapimento di Aldo Moro, le istituzioni si fermano e omaggiano la sua memoria in via Mario Fani, dove le Brigate Rosse sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana uccidendo i cinque agenti della scorta. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha deposto una corona di fiori, mentre è stato inaugurato un monumento commemorativo dedicato a Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. “Una mattina di 40 anni fa il più grave attacco alla Repubblica. L’Italia rende omaggio a un grande leader politico, ai carabinieri”, twitta il premier Paolo Gentiloni. Il presidente del Senato Pietro Grasso avvisa: “Non dobbiamo smettere di cercare la verità, anche se scomoda. Non dobbiamo dimenticare la lezione di statisti come Aldo Moro”. “Negli anni successivi il terrorismo fu sconfitto, la democrazia e le istituzioni si dimostrarono più forti degli assassini che volevano distruggerle. Ma l’Italia non fu più la stessa perché con la morte di Aldo Moro la politica italiana perse un protagonista colto e appassionato del progetto di inclusione delle forze politiche e sociali nella vita democratica del Paese”, ha aggiunto la numero 1 di Montecitorio Laura Boldrini.
DURO GABRIELLI. Sceglie invece la via della durezza capo della polizia Franco Gabrielli, che intervenendo a Via Fani attacca, spiegando che “riproporre ex terroristi in asettici studi televisivi come se stessero discettando della quinta essenza della verità rivelata credo sia un oltraggio per tutti noi e soprattutto per chi ha dato la vita e il sangue per questo Paese”. E ancora: “Questi signori – aggiunge – erano delinquenti due volte perché non solo uccidevano, rapinavano, privavano agli affetti i familiari, ma cercavano in una logica di morte di sovvertire le istituzioni democratiche del Paese”.