TORINO (Giuseppe Tallino) – Amianto nella Olivetti. Adesso tocca alla difesa. La Procura generale, mercoledì scorso, ha concluso la sua requisitoria. Ha chiesto una parziale riforma della condanna di primo grado. Pene più lievi quelle proposte per gli imputati. Un verdetto che sicuramente sarà mitigato dal ‘non doversi procedere’ nei confronti di Franco e Carlo De Benedetti, editore di Repubblica, Luigi Gandi, Paolo Smirne e Manlio Marini in relazione a due capi di imputazione. La Procura ha invocato l’assoluzione, invece per Giuseppe Calogero, Gandi e Marini in relazione all’esposizione ambientale all’asbesto di un operaio presso lo stabilimento San Bernardo ‘perché il fatto non sussiste. Assoluzione chiesta anche per Franco De Benedetti in relazione ad un altro capo d’accusa contestatogli. Mercoledì prossimo inizieranno le arringhe difensive degli avvocati. La sentenza di secondo grado, salvo colpi di scena, dovrebbe essere letta prima delle festività pasquali. Lo scandalo ‘amianto’ travolse l’ingegnere ed editore del gruppo L’Espresso/Repubblica nel 2014. Di quell’azienda il magnate torinese è stato amministratore delegale dal ’78 al ’96. In primo grado è stato condannato a 5 anni e 3 mesi per omicidio colposo. Gli operai della Olivetti, per anni, avrebbero lavorato in pericoloso contatto con l’amianto. Le particelle di quella sostanza avrebbero causato per alcuni dipendenti la morte, per altri gravi lesioni. Ma la tragedia, secondo gli inquirenti, poteva essere evitata. La pericolosità dell’asbesto era già nota in quegli anni. Ed invece nulla sarebbe stato fatto.