MANTOVA – La morte di Giuseppe De Donno, ex primario di pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, si tinge di giallo. Il medico 54enne che ha curato col plasma iperimmune ovvero con l’infusione di sangue di contagiati dal Coronavirus, opportunamente trattato, in altri pazienti infetti da Covid e trovato morto nella sua abitazione, ha subito scatenato le reazioni di una parte degli addetti ai lavori. Il corpo è stato rinvenuto nella sua casa di Eremo da alcuni familiari. Dalle prime notizie sembra che il medico si sia impiccato. Il ricercatore lascia la moglie Laura e i due figli, Martina e Edoardo.
L’abbandono
Un suicidio, il suo, che farà discutere e non poco. Da pochissimo aveva anche lasciato l’ospedale di Mantova e la ricerca, per tornare a fere il medico di base. Ora si cercano eventuali responsabilità, si cercherà di capire il perché di questo insano gesto. Le cause, a detta di alcuni, vanno ricercate nel comportamento di chi, forse, lo riteneva ‘fuori dal coro’ e perciò un personaggio scomodo e da isolare. Anche per questo il colonnello Antonello Minutoli, comandante provinciale dei carabinieri di Mantova, con i suoi uomini, coordinati dalla Procura di Mantova, ha aperto un fascicolo per capire se ci sono siano responsabilità di terzi.
Le reazioni
Veemente la reazione sui social di Alessandro Meluzzi: “De Donno è morto perché non era uno di loro, ma non illudetevi, potete uccidere un uomo ma non le sue idee”. Il noto psichiatra sul suo profilo ha postato inoltre l’immagine di un’infermiera con gli occhi coperti da una mascherina fatta da una banconota da 500 euro che la dice lunga sul suo pensiero in merito. A Meluzzi ha fatto eco la giornalista Maria Giovanna Maglie: “Troppe calunnie, insulti, irrisione dei colleghi da talk tv col sopracciò. Gli stessi che ci impongono il Green pass”. Gabriele Ansaloni, in arte Red Ronnie, conduttore della trasmissione Roxy Bar ha aggiunto: “Lo hanno lasciato solo, e così lo hanno ucciso”.
Il suo lavoro
De Donno ha sempre creduto molto nella cura al plasma iperimmune, che sembrava la soluzione per andare incontro al sovraccarico degli ospedali durante l’apice della pandemia riuscendo a guarire anche i pazienti più gravi. Una soluzione che non deve essere piaciuta a qualcuno, anzi a molti dei colleghi, che lo hanno così messo da parte in virtù di altre strade poi intraprese.