Le forze russe intensificano gli attacchi a Kiev e nell’Ucraina occidentale, in un macabro promemoria della persistente minaccia su tutto il Paese, nonostante Mosca si concentri sull’offensiva a est. Dopo la perdita della nave ammiraglia nel mar Nero e dopo la presunta offensiva ucraina sul territorio russo, Mosca ha avvertito che avrebbe condotto nuovi attacchi missilistici su Kiev. Secondo il sindaco della capitale, Vitali Klitschko, un raid ha ucciso almeno una persona e ne ha ferite altre 18. Non ha precisato dove il missile abbia colpito, ma in precedenza aveva parlato di esplosioni nel distretto di Darnytskyi, dove si trova una fabbrica di armi. E Mosca ha confermato un attacco a una fabbrica di armi a Kiev, senza precisare dove si trovasse esattamente l’obiettivo. L’attacco potrebbe mostrare la volontà d’indebolire le difese di Kiev, prima dell’atteso assalto su vasta scala a est.
Nella regione, le autorità hanno detto di aver trovato i cadaveri di oltre 900 civili, molti uccisi a colpi d’arma da fuoco, da quando le truppe russe si sono ritirate due settimane fa. Klitschko ha chiesto a chi è fuggito di non tornare in città, per ora, per ragioni di sicurezza: “Non escludiamo altri attacchi”. Ma Kiev è solo uno degli obiettivi, perché la presidenza ha parlato di raid in otto regioni in 24 ore. Il governatore di Leopoli ha anche parlato di attacchi di aerei decollati dalla vicina Bielorussia.
Mosca ha intensificato anche l’offensiva su Kharkiv. Oggi (sabato) un’esplosione vicino a un mercato all’aperto ha ucciso due civili e ne ha feriti 18, secondo la procura regionale che ha parlato di un missile Calibre russo. A sud, la martoriata città di Mariupol cerca di resistere, ma la situazione è critica. Le forze russe mantengono l’assedio sin dai primi giorni d’invasione e Mosca ha annunciato che “l’intera area urbana è stata completamente ripulita” dalle forze di Kiev, mentre un gruppo “è completamente bloccato sull’area dell’impianto metallurgico Azovstal”. Inoltre, secondo le autorità cittadine, le forze russe da lunedì impediranno gli spostamenti nei quartieri ai civili e controlleranno tutti gli uomini, costringendoli ad arruolarsi, a ripulire la città o isolandoli se considerati inaffidabili.
Zelensky ha posto un ultimatum: “La distruzione del nostro esercito a Mariupol metterà fine a tutti i negoziati”, ha detto ai media. E ha dichiarato che l’accordi di pace con Mosca dovrebbe consistere in due documenti separati: uno sulle garanzie di sicurezza, l’altro sulle relazioni bilaterali. Ha anche chiesto più armi, un embargo totale sul petrolio russo e ha avvertito, parlando a Cnn, che “tutti i Paesi del mondo” dovrebbero prepararsi all’idea che il presidente Vladimir Putin usi le armi nucleari. Secondo Zelensky, fra 2.500 e 3mila soldati ucraini sono morti sinora, 10mila sono rimasti feriti. La procura generale ha invece calcolato in almeno 200 i bambini uccisi, oltre 360 quelli feriti. E sono oltre mille i civili prigionieri dei russi, ha detto la vice premier Iryna Vereshchuk, chiedendone la liberazione senza condizioni.
Nel frattempo, la frattura tra Mosca e Occidente si allarga ancora. La Russia ha vietato al premier britannico Boris Johnson e ad altri politici di entrare nel Paese, in risposta “all’azione ostile” delle sanzioni britanniche. E il Cremlino intende espandere le restrizioni contro i politici britannici, parlando di “ondata di isteria antirussa”. L’Italia, da parte sua, vieta alle navi russe l’accesso ai porti da domani (domenica), recependo un regolamento europeo, mentre Zelensky la nomina tra i Paesi che si sono resi disponibili a fare da garanti alla sicurezza. Il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha però espresso frustrazione sulle forniture di armi dall’Unione europea: il blocco “fornisce armi ma non quelle che abbiamo chiesto”, inoltre “impiegano troppo tempo ad arrivare. La democrazia non vincerà, giocando questo gioco. L’Ucraina ha bisogno di armi. Non tra un mese. Ora”.