MOSCA – La leader dell’opposizione russa, Lyubov Sobol, è stata fermata dalla polizia poco prima dell’inizio delle proteste non autorizzate a Mosca. Ultima oppositrice ancora in libertà, l’avvocata 31enne è una delle candidate alle elezioni locali dell’8 settembre che sono state escluse dalla corsa. Le autorità hanno installato barriere sui principali viali del centro di Mosca. E dispiegato un elevato numero di agenti di polizia e soldati della Guardia nazionale. Sobol è in sciopero della fame da tre settimane e aveva invitato la popolazione e altri politici a unirsi alla protesta odierna.
Una protesta senza precedenti per l’era Putin
Sinora Sobol era sfuggita alla prigione perché ha un figlio piccolo. Secondo Bbc, il taxi su cui andava verso il luogo delle manifestazioni è stato fermato dalla polizia. E gli agenti l’hanno trascinata in un van nero, che si è velocemente allontanato. La rete mobile internet stamane era inutilizzabile in varie zone della città. Ieri l’oppositrice aveva twittato: “La Commissione elettorale non fa il suo lavoro, i tribunali non fanno il loro lavoro. L’unica cosa che funziona è la strada”. Lo scorso settimana 1.400 dimostranti sono stati fermati nelle proteste nella capitale. Un numero mai visto dal ritorno del presidente Vladimir Putin al Cremlino nel 2012. Il principale leader dell’opposizione, Alexei Navalny, sta scontando una condanna a 30 giorni di carcere dal 24 luglio.
Molti i candidati respinti alle elezioni
Il fine settimana scorso Navalny è stato portato in ospedale per “una grave reazione allergica” e poi rimandato in cella; si è rivolto alla giustizia denunciando un possibile avvelenamento. La maggior parte dei suoi alleati e leader della contestazione è allo stesso modo stata sottoposta a brevi pene detentive. Tra cui altri candidati respinti alle elezioni locali come Ilia Iachine, Ivan Jdanov e Dmitri Goudkov. La polizia ha chiesto di rinunciare alla manifestazione odierna, facendo sapere che intende “reagire immediatamente”, e il sindaco Sergei Sobianine ha chiesto di evitare ogni “nuova provocazione”.
(LaPresse/AFP)