Mps, Viola e Profumo a processo per aggiotaggio e falso in bilancio

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse Nella foto Alessandro Profumo

Milano, 27 apr. (LaPresse) – L’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Mps, Viola e Profumo a processo per aggiotaggio e falso in bilancio, e l’ex amministratore delegato Fabrizio Viola sono stati rinviati a giudizio per aggiotaggio e falso in bilancio. Lo ha deciso il gup di Milano, Alessandra Del Corvo, al termine dell’udienza preliminare. Dovrà rispondere solo di falso in bilancio, invece, l’ex presidente del collegio sindacale di Rocca Salimbeni, Paolo Salvadori. A finire sotto processo, che prenderà il via il prossimo 17 luglio davanti ai giudici della seconda sezione penale, anche la banca.

Con questa decisione, il giudice ha ribaltato le ricostruzioni sia della pubblica accusa che delle difesa degli imputati, che avevano chiesto il proscioglimento. Al centro dell’inchiesta, finita davanti al gup Del Corvo dopo una richiesta di archiviazione da parte della procura, c’è la contabilizzazione non corretta nei bilanci della banca senese dei derivati Santorini e Alexandria, operazioni finanziarie messe in piedi tra il 2012 e il 2015 rispettivamente con gli advisor Deutsche Bank e Nomura. Solo per Salvadori è caduta l’accusa di aggiotaggio, mentre Mps deve rispondere per la legge 231 sulla responsabilità degli enti.

Il pm Stefano Civardi nella sua requisitoria aveva chiesto il proscioglimento sostenendo che da parte degli imputati “non c’è stata l’intenzione di ingannare nessuno”. Il rappresentante dell’accusa aveva anche evidenziato come “la contabilizzazione dei due derivati doveva avvenire a saldi chiusi e non a saldi aperti”, ma ha riconosciuto la presenza di indicazioni puntuali di tutte le autorità di controllo che avevano indotto a contabilizzare a saldi aperti. Nelle note integrative del bilancio ci sono tutti gli effetti di una contabilizzazione alternativa, dunque “non ci sarebbe stata l’intenzione di ingannare nessuno”. Ma questa tesi non è stata accolta dal giudice, che ha deciso per il processo.

Profumo e Viola arrivano a processo dopo un iter abbastanza complesso. La procura aveva già presentato una richiesta di archiviazione, ma i piccoli azionisti di Rocca Salimbeni e il Codacons si erano opposti. Alla fine il gup Livio Cristofano, nell’aprile 2017, aveva disposto l’imputazione coatta dei tre ex manager di Mps. Disposta l’archiviazione, invece, come chiesto dalla procura, per sette persone tra cui anche gli ex vertici di Mps Giuseppe Mussari e Antonio Vigni, già a processo a Milano, assieme ad altri imputati, per la gestione di Mps.

Nel frattempo, era intervenuto anche il sostituto pg Felice Isnardi, che aveva disposto ulteriori accertamenti sulla posizione della banca, sfruttando la possibilità che gli concede l’articolo 58 della legge 231 di svolgere “gli accertamenti indispensabili e, qualora ritenga ne ricorrano le condizioni, contestare all’ente le violazioni amministrative conseguenti al reato”. La nuova consulenza è servita, in particolare, a accertare quale impatto avrebbe avuto la contabilizzazione dei derivati Santorini e Alexandria sui bilanci Mps, dal 2012 fino alla semestrale del 2015, se l’operazione fosse stata effettuata “a saldi chiusi” anziché “a saldi aperti” com’è effettivamente avvenuto.

“Sono sorpreso ma confermo con determinazione di essere sereno per le scelte fatte in Mps”, ha commentato a caldo Profumo, ora a.d. di Leonardo, secondo quanto riportato da fonti a lui vicine. “Dimostreremo di aver sempre operato correttamente nell’interesse dell’istituto e dei suoi azionisti, peraltro in stretta collaborazione con Banca d’Italia e Consob, e riconfermo la mia totale fiducia nella magistratura”, ha aggiunto.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome