Muore Ornella Vanoni, la cantante aveva 91 anni

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Ornella Vanoni, © foto LaPresse 2025
Ornella Vanoni, © foto LaPresse 2025

Il lutto e i numeri di una carriera irripetibile

Il mondo della musica e dello spettacolo piange la scomparsa di Ornella Vanoni, venuta a mancare all’età di 91 anni nella sua residenza milanese in seguito a un improvviso malore. Con lei se ne va non soltanto una delle interpreti più longeve e rappresentative del panorama italiano, ma un’artista a tutto tondo: cantante dalla timbrica inconfondibile, attrice di spessore, conduttrice e personaggio dotato di una rara e pungente ironia.
La sua carriera, avviata nel 1956, è stata monumentale, costellata dalla pubblicazione di oltre cento lavori discografici tra album, EP e raccolte, con vendite stimate superiori ai 55 milioni di copie. Spesso definita “La signora della canzone italiana”, la Vanoni ha saputo imporre uno stile vocale unico e raffinato, capace di traversare indenne le epoche e di spaziare con disinvoltura tra i generi: dalle origini teatrali con le “Canzoni della Mala” alla canzone d’autore, fino alle sonorità della bossa nova e del jazz.

Collaborazioni illustri e primati

L’elenco delle personalità con cui ha condiviso il percorso artistico è impressionante per varietà e prestigio. Ha collaborato con giganti internazionali come George Benson, Herbie Hancock e Toquinho, e con i massimi esponenti della musica nostrana, tra cui Gino Paoli, Dario Fo, Fabrizio De André, Paolo Conte, Ivano Fossati, Lucio Dalla, Mogol, Riccardo Cocciante e Renato Zero. La sua curiosità artistica l’ha portata, in tempi più recenti, a dialogare anche con le nuove generazioni, lavorando con Pacifico, Francesco Gabbani, Mahmood, Marracash ed Elodie. Veterana del Festival di Sanremo con otto partecipazioni, detiene un primato invidiabile: è l’unica donna, nonché la prima artista in assoluto, ad aver conquistato due Targhe Tenco, di cui una nella veste di cantautrice.

La visione disincantata della fine

Rispetto al tema della fine, l’artista aveva espresso pensieri lucidi e privi di timore, dichiarando di non aver paura della morte e di voler riconoscere il momento giusto per uscire di scena, ovvero quando la vita fosse divenuta inutile per lei e viceversa. Aveva esplicitamente manifestato il desiderio di non replicare il calvario della zia, vissuta fino a 107 anni in una condizione di tormento, prigioniera di un corpo infermo nonostante una mente lucida, tanto da invocare disperatamente la fine.

Dagli studi in collegio alla Milano di Strehler

Nata in una famiglia della borghesia industriale farmaceutica, la Vanoni aveva inizialmente coltivato il sogno di diventare estetista, formandosi presso le Orsoline e in vari collegi tra Svizzera, Francia e Inghilterra. Il destino cambiò rotta nel 1953 con il ritorno a Milano e l’iscrizione all’Accademia di arte drammatica del Piccolo Teatro, dove divenne allieva prediletta e compagna di Giorgio Strehler. Fu proprio in quel contesto che nacque il mito delle “Canzoni della mala”: brani scritti da intellettuali come Dario Fo, Fiorenzo Carpi, Gino Negri e Fausto Amodei, che Strehler confezionò ispirandosi a vecchie ballate dialettali di cronaca nera. Pezzi come “Ma mi”, “Le mantellate” e “Hanno ammazzato il Mario” non erano semplici canzoni, ma autentici atti unici di teatro civile popolati da emarginati, carcerati e figure del sottobosco criminale.

Il successo popolare, la svolta sexy e l’amore per il Brasile

La prima fase del suo percorso vide una fusione tra musica e recitazione, culminata nel 1963 con la sostituzione di Lea Massari nel ruolo di Rosetta nel celebre “Rugantino” di Garinei e Giovannini, spettacolo che l’anno successivo la condusse fino ai palcoscenici di Broadway. Tuttavia, fu il Festival di Sanremo a consacrarla al grande pubblico: nel 1968 sfiorò la vittoria piazzandosi seconda con “Casa bianca”, ottenendo poi il quarto posto nelle edizioni del 1967, 1970 e 1999. In quegli anni, la sua figura subì una metamorfosi, abbandonando l’aggressività teatrale degli esordi per abbracciare l’immagine di icona moderna, sensuale e sofisticata.
Gli anni Settanta segnarono una svolta verso l’indipendenza artistica e la maturità. Lasciate le etichette storiche come Ricordi e Ariston, la Vanoni fondò la Vanilla, pionieristico esempio di autoproduzione discografica. È del 1976 uno dei vertici della sua discografia: l’album “La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria”, realizzato con Vinícius de Moraes e Toquinho. Il disco, inserito da Rolling Stone tra i cento più belli della musica italiana, sancì un legame indissolubile con le sonorità brasiliane.

La maturità autoriale e il dialogo con i giovani

Nel decennio successivo, Ornella prese pienamente le redini della sua arte, scrivendo testi e realizzando concept album che le valsero, tra gli altri, il Premio Tenco. Furono anni di introspezione e collaborazioni illustri, da Gerry Mulligan a Lucio Dalla, fino al trionfale tour “Insieme” del 1985 che la vide riunirsi sul palco con Gino Paoli. Negli anni Novanta, pur diradando le apparizioni, continuò a produrre lavori di grande intensità come “Sheherazade”, omaggio all’universo femminile, e “Argilla”, raffinata sintesi di jazz e ritmi brasiliani.
Il nuovo millennio l’ha vista celebrare il cinquantennale di carriera con un concerto evento in Piazza Duomo a Milano davanti a 35mila spettatori nel 2008, oltre alla pubblicazione di “Più di me”, ricco di duetti, e di un doppio live con Paoli. La sua hit “L’appuntamento” ha conosciuto una seconda giovinezza grazie all’inserimento nella colonna sonora del film hollywoodiano “Ocean’s Twelve”.

Indomabile fino all’ultimo

Nel 2018, a 83 anni, ha incantato ancora il Festival di Sanremo interpretando “Imparare ad amarsi” con Bungaro e Pacifico, performance premiata con una standing ovation e il Premio della Critica. Dopo essere tornata all’Ariston come ospite nel 2023, dal 2024 era divenuta una presenza fissa e amatissima a “Che tempo che fa”, dove sfoggiava una verve autoironica sempre più preziosa. Tra i primi messaggi di cordoglio figura proprio quello di Luciana Littizzetto, che l’ha salutata con un affettuoso “Tesora mia adorata”. Sempre proiettata verso il futuro, nel 2024 aveva partecipato a una rilettura del suo brano “Ti voglio” insieme a Elodie e Ditonellapiaga, un progetto che ha unito critica e pubblico, gettando un ponte definitivo tra la sua generazione e quelle attuali.

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