ROMA – Tre pianoforti per rappresentare “oltre a un tipo di sonorità differente, tre momenti di un’esistenza: il passato, il presente e l’ipotetico futuro”. La sua inconfondibile voce finalmente dal vivo come non succedeva da quasi tre anni. E poi “la sorpresa più grande, la presenza di un pubblico”. Claudio Baglioni torna a esibirsi in una nuova tournée, ‘Dodici note solo’, un affascinante racconto in musica, suoni e parole sui palchi di 60 teatri lirici e di tradizione tra i più prestigiosi d’Italia.
Il debutto, stasera, va in scena nella ‘sua’ Roma, in un Teatro dell’Opera di nuovo a capienza piena e inevitabilmente sold out (circa 1.500 persone). “Quanta polvere, quanta ruggine”, si lascia sfuggire il cantautore romano nel corso del sound check sul palco, tradendo una fisiologica emozione prima di un lungo viaggio e dopo il lungo stop ai concerti causato dalla pandemia. Poi si schiarisce la voce, intona alcuni classici del suo repertorio – da ‘E tu come stai’ a ‘Questo piccolo grande amore’, da ‘Mille giorni di te e di me’ fino a ‘La vita è adesso’- e il tempo e gli anni non sembrano essere mai passati.
“Ho una tensione che mi si porta via”, racconta a poche ore dal debutto in uno dei più prestigiosi teatri d’Europa. A 70 anni, anche per lui, è quasi un nuovo inizio. “È un momento particolare: mi chiamo Claudio e sono quasi tre anni che non faccio un concerto. Mi sento in ansia, come in astinenza. A venti anni sai che hai tutta la vita davanti, adesso ne ho qualcuno di più ed è stata veramente un’assenza forte, quella della musica dal vivo”, confessa Baglioni.
Proprio qui, in pieno lockdown, ha registrato ‘In questa storia che è la mia’, l’opera-concerto tratta dall’omonimo e ultimo album di inediti con orchestra, coro e parte del corpo di ballo, musicisti, vocalist, danzatori, performer e acrobati che hanno animato ogni angolo del Teatro dell’Opera. Ora è solo lui, con i suoi tre pianoforti e il pubblico. “Provo una sensazione mai provata prima, mi trovo nella condizione di vedere finalmente le poltrone occupate da persone, ‘imbavagliate’ ma comunque vere”, dice riferendosi alle inevitabili misure anti-covid che ancora scandiscono la nostra vita.
“È un concerto dove non bisogna concertare troppo, non ci sono altri musicisti, si naviga a vista. È come se fossero tre caravelle e spero che portino alla scoperta di una mia America e di una novità, quella di tornare sul palco e dare alle persone un senso di leggerezza e anche di armonia e poesia. Perché in fondo quello che cerchiamo è ostinatamente sempre più bellezza, questo è il destino di chi ha una lunga carriera”.
Il tour, che definisce “un giro d’Italia con strumenti e una squadra molto affiatata”, terminerà ad aprile. Alle tappe dovrebbero aggiungersene almeno altre due a Milano e Napoli. “Ho voluto tutti debutti e nessuna replica proprio perché resti scalfito nel bagaglio dei miei ricordi, anche perché vista la tipologia probabilmente sarà l’ultimo”. La scaletta, una trentina di brani tra grandi classici e novità, “andrà quasi sempre in senso antiorario, sperando di vincere sul tempo che invece spinge nell’altro senso”. “Non parlerei di rinascita, siamo ancora un po’ nel guado, ma c’è smania e una certa urgenza di fare qualcosa: tre anni e mezzo fa avevo previsto di dare il colpo di gong finale, ma vorrei suonarlo io…”.
Tutto in attesa dell’estate 2022 per rilanciare – dalle Terme di Caracalla di Roma, dal Teatro Greco di Siracusa e dall’Arena di Verona – la stagione dei grandi concerti con ‘Dodici note: concerto per voce, solisti, orchestra e coro’, un concerto di pop-rock sinfonico, che spazierà dalle sonorità della grande orchestra classica con coro lirico a quelle di una poderosa big band con voci moderne.(LaPresse)