Napoli. Alessio Bossis ucciso nel parcheggio a Volla. La sfida dei killer

Il 22enne assassinato nel piazzale del centro commerciale: attirato in trappola da qualcuno che conosce. Gli inquirenti: ras emergente dei De Luca Bossa

NAPOLI – Sette proiettili a bruciapelo. Una esecuzione. Nel piazzale di un centro commerciale. Si scrive Volla, si legge Ponticelli. Perché da qui sarebbe partito il commando ieri sera, per uccidere Alessio Bossis, 22 anni. Già sorvegliato speciale. Un profilo monitorato dalle forze dell’ordine. E non solo.
Alle 19 i carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata ricevono la prima segnalazione da brivido: colpi di pistola in via Monteoliveto, civico 41. Nel parcheggio del centro commerciale In Piazza. Gli investigatori sgranano gli occhi: a quest’ora il piazzale è pieno di auto e passanti. Come è possibile? I militari arrivano in dieci minuti. I medici hanno appena constatato il decesso.

La dinamica è un punto interrogativo. Bossis è stato accompagnato da qualcuno. Non ha auto, né scooter. Una trappola. Possibile che i killer lo abbiamo portato lì con una scusa: forse per incontrare qualcuno, una imbasciata. Di certo non avverte il pericolo. Per due motivi: non è un luogo isolato (ci sono decine di potenziali testimoni) e Volla è lontano da Ponticelli. Spieghiamo perché. Alessio Bossis è ritenuto dagli inquirenti vicino ai De Luca Bossa-Minichini. Una sorta di ras emergente. Tanto che viveva a Volla, ma frequentava Ponticelli. Da sempre. Questo è il suo quartiere. Ma qui era difficile prenderlo. I suoi movimenti erano sporadici e repentini. Si spostava su un potente scooter Honda Sh-300. Senza lasciare tracce. Così probabilmente hanno deciso di pianificare l’agguato a Volla. Un delitto eccellente, come lo definiscono gli investigatori.
Pianificato nei dettagli. E c’è stata una soffiata: qualcuno sapeva che Bossis a quell’ora sarebbe passato per il centro commerciale. Chi? Se lo chiedono gli inquirenti. Non ha mosso un passo. Nemmeno il tempo per tentare la fuga.
Sicari ‘professionisti’, che già altre volte hanno premuto il grilletto. E’ un indizio, per restringere il campo delle ricerche. Ma i carabinieri scavano nei filmati delle telecamere di sorveglianza: sospettano che il 22enne fosse arrivato qualche minuto prima nel piazzale e possa aver incontrato qualcuno. Gli inquirenti cercano i testimoni: i passanti potrebbero aver assistito all’assalto di fuoco ieri sera. Volla era per lui una sorta di sfera protettiva. Non immaginava che un gruppo armato potesse piombare da un momento all’altro.

A Ponticelli c’è una guerra di camorra. Ma qui no. Pianificare una azione di fuoco di questa portata e lontano dal quartiere non è facile.

Per la Procura è una prova di forza. C’è anche questo dietro all’omicidio di Alessio Bossis. Una dimostrazione di fuoco e un messaggio per tutti: vi possiamo colpire dove e quando vogliamo. Per la Procura ci sono pochi dubbi: il delitto si inserisce nella guerra di Ponticelli tra i De Micco-De Martino e i De Luca Bossa-Minichini. Da mesi una battaglia senza quartiere. E l’omicidio a Volla lo conferma.

I clan sono arrivati al punto di non ritorno. I fatti di cronaca raccontano una spirale di violenza senza precedenti. Non bastano le inchieste e gli arresti eccellenti a fermare l’escalation. E ora gli inquirenti s’aspettano contraccolpi nelle prossime ore. Bisognerà blindare Ponticelli, o Volla? Il territorio è vasto e le cosche hanno il vantaggio ‘del campo’, si muovono su uno spazio così ampio, che gli investigatori non riescono a intercettare i gruppi di fuoco.
La sfida è appena cominciata.

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